MUFFX – Confini

Un album dalle caratteristiche essenziali che lo fanno assurgere ad uno dei migliori prodotti che abbiamo ascoltato negli ultimi anni, una quinta produzione per i Muffx che rafforzando l’identità di una band capace di confernarsi alla stregua dei grandi nomi. Confini è un album assolutamente fantastico, non si può ignorare, non si può perdere.

E giunge così anche il nuovo momento dei Muffx, band progressive del Salento che ancora una volta dimostra le sue enormi capacità non solo nel fare musica ma soprattutto nel proporre idee sempre nuove ed affascinanti. Non mancano neanche le contaminazioni tanto care alla band che in questo nuovo album mostra senza veli di sorta la maturità raggiunta che li conduce a riservarsi direttamente un posto di riguardo nell’olimpo del progressive rock italiano. Con la coproduzione di Riccardo Rinaldi per la RiccardoRinaldiED snc e della Black Widow Records del caro amico Massimo Gasperini, la band guidata dal cantante e chitarrista Luigi Bruno, leader della Mediterranean Psychedelic Orkestra, fondatore del Collettivo Sbam e della Ill Sun Records, al quale si aggiungono Alberto Ria alla batteria, Mauro Tre alla farfisa, synth e tastiere e Ilario Suppressa al basso, propone sette brani – cinque live e due precedentemente registrati allo Sbam Club – per un disco più dolce, introspettivo ma con tocchi dal respiro psichedelico più vellutati in rapporto ai precedenti. E veniamo a queste stupende sette tracce, alcune delle quali come detto innanzi sono proposte dal vivo perché, come dice Luigi, suonare dal vivo rende più sincero ciò che arriva al pubblico. Concetto che lo accomuna ad un altro grande di cui solo io e lui ne conosciamo il nome avendone parlato …. Ma veniamo subito a Ritual, brano di apertura di Confini, una suite strumentale di quasi 18 minuti che trae ispirazione da sonorità cinematografiche seventies che navigano tra jazz, rock e psichedelia.

E così, mentre siamo trascinati da questo grande pezzo di apertura, la cosa che salta subito all’orecchio per chi conosce bene la band, è la cosiddetta continuità con il precedente lavoro, L’Ora Di Tutti, anche se Ritual è da considerarsi più una evoluzione di quel disco perché, qui, le sonorità sono decisamente più marcate in quanto nate di fronte ad un pubblico che il covid, per ora, ha tolto da quel contatto necessario per i musicisti (e non solo). L’istante prima è invece scelto come primo singolo dell’album accompagnato da un video diretto da Gaetano Mangia e Luca De Paolis, che segna sia il ritorno al cantato, totalmente assente nel precedente lavoro, sia una sorta di “pace con il passato” da parte della band. Nell’album sono presenti due versioni de L’Istante prima, una live più progressive ed un’altra più scarna e di trazione post-rock.

Con Carovane, anche questa traccia live, si viaggia su sonorità psichedeliche, recuperando passaggi di world music per quel giusto pizzico di salentinità che la band non ha mai  rinnegato. Il brano ruota attorno a un giro armonico ossessivo con una ritmica pseudo afro-salentina in tempo dispari e rappresenta la visione delle varie culture che Fulcignano, avamposto di una linea difensiva realizzata nel Salento meridionale dai Normanni, ha ospitato nel corso dei secoli, essendo principalmente luogo di scambi commerciali e ostello per viandanti. Ospiti in questo pezzo Claudio Cavallo Giagnotti, leader dei Mascarimirì, che suona ciaramella e nay, due antichi strumenti a fiato del Mediterraneo, e Gianluca De Mitri alla darbuka, percussione utilizzata tradizionalmente in Nord Africa, Medio Oriente e Asia centrale. Praticamente un pezzo per rimarcare le radici dei Muffx L’ubriaco venuto dall’Est è un brano strumentale ispirato alle storie degli antichi viandanti dediti al mercato del bestiame venuti dall’Est che svolgevano le loro attività sociali, lavorative ma anche mondane proprio nel casale di Fulcignano. La band qui tira fuori la passione innata per i tempi dispari, sfornando un brano dal sapore jazz-rock. Scelgo te è invece la confessione di un abitante di Fulcignano che si piega ai nemici ed alla sorte, si adegua alla nuova realtà e “sceglie” di sopravvivere adottando esteriormente usi, costumi e rituali dei vincitori, ma conservando con amarezza nella sua intimità profonda le proprie radici ed identità. Con Mater flebilisprima della chiusura con la versione studio de L’istante prima, la band immortala la leggenda tramandata attraverso stornelli e poesie popolari con cui si racconta di una reggente (principessa nei canti) che durante l’assedio fu privata del figlio neonato e dovette assistere alla sua esecuzione ai piedi del casolare per non essersi arresa. Da qui la tradizione si perde in maledizioni e incantesimi esoterici. quasi una scena da film. Ormai i Muffx ci stanno pian piano abituando a prodotti che oltre ad essere degli ottimi dischi si rivelano anche nella loro veste letteraria; si, perché ascoltare un disco come Confini equivale a leggere un buon libro dove la storia, quella delle proprie radici, è presente in tutte le pagine. Ed il sunto di tutto ciò conduce ad un album dalle caratteristiche essenziali che lo fanno assurgere ad uno dei migliori prodotti che abbiamo ascoltato negli ultimi anni, una quinta produzione per i Muffx che rafforzando l’identità della band fa si che la stessa si confermi alla stregua dei grandi nomi. Confini è un album assolutamente fantastico, non si può ignorare, non si può perdere.

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