The Cure – Pornography

In una delle nostre precedenti recensioni sui The Cure avevamo parlato di una sorta di sconforto che lentamente coinvolgeva, per problemi strettamente personali, ogni elemento delle band inglese. Questa sorta di flagello personale, dopo la pubblicazione di Faith aveva condotto i The Cure a pensare alla realizzazione di un lavoro che fosse più intimista e, in un certo modo, realizzato ad uso esclusivo della band anche se, successivamente, destinato ad essere venduto. In questo lavoro, dal titolo inequivocabile, Pornography, temi come la morte, tormenti ed angosce sono il mantra di un album che più dark non si può definire, un richiamo, se vogliamo consideralo tale, a quanto il vecchio Morrison, almeno nei testi, scriveva per poi trasportare nel sound dei Doors anche se qui, nei The Cure, i testi sono intrisi di quel gothic, rock e punk che la band ha da sempre privilegiato. Certo che i paragoni con altre grandi band come i Joy Division potrebbero anche sprecarsi, ma non è il caso di soffermarsi sull’analisi di questi raffronti perché Pornography è un album praticamente oscuro, sia nei testi che nel sound. E c’è di più: in quest’album esiste un tecnicismo musicale che a volte è pura eccellenza e ciò non è da tutte le band dell’epoca. Eppure, nonostante questo, la critica dell’epoca non accolse subito favorevolmente l’album ma si ricredette più in là quando, Pornography divenne uno dei massimi esempi del sound che Smith e soci avrebbero forgiato e poi successivamente proposto, con diversi cambiamenti, nei futuri lavori e, non è un caso se ancora oggi i The Cure li troviamo lì a calcare le scene di tutti i palcoscenici del mondo. Otto brani in cui la band dice la sua su quel tetro periodo che ogni singolo componente stava attraversando, otto pezzi in cui il sound diventa il timbro di quello che i The Cure hanno da sempre rappresentato ed a cui tanti altri artisti si sono ispirati. Già dal brano di apertura One Hundred Yearsla band di Smith si muove nelle viscere di una musica che trasmette un vero e proprio senso di malessere trasformando in una tristezza indissolubile la scrittura musicale che è sostenta da chiacchieri enigmatici che navigano tra sintetizzatori distorti, insomma un vero e proprio lancio verso l’autodistruzione. Con A Short Term Effect non abbiamo molto da dire perché tutta la struttura del pezzo è troppo grande ed immensa per poterla raccontare; qui è sufficiente solo l’ascolto per capire di cosa potremmo discorrere, ed a volte le parole per descrivere un pezzo musicale non sono facili da trovare per cui è solo l’orecchio a fare la propria parte. The Hanging Gardenbasta poco per definirlo perché questo è sicuramente uno dei migliori brani di tutta l’intera discografia della band inglese, un pezzo pieno di quella energia indissolubile che nonostante l’oscurità del sound della band, risalta tra le tante composizioni della band, un pezzo che potremmo a giusta ragione definire “eterno” ed unico. Siamese Twins è invece l’apoteosi dello sperimentalismo chitarristico di Smith, perfettamente condito dalla profondità della voce del leader che aggiunge una ulteriore profondità alla canzone, un pezzo che non si dimentica facilmente come tutto l’album Pornography. In The Figurehead, che nel CD troviamo in sequenza mentre nell’LP apre il Side B, la batteria si accaparra un ruolo centrale fino a quando è la spettralità della voce di Smith a prenderne il sopravvento per uno dei pezzi in grado di trasmettere a chi ascolta uno dei migliori passaggi groove di chitarra, un brano che aggiunge sempre più tragicità all’intero album. Con Cold i The Cure sono perfettamente in grado di dare al pezzo quel senso di freddezza tramandandolo all’ascoltatore soprattutto grazie al tono acerbo della voce di Smith che lascia spazio, poi, ad una vera e propria esaltazione musicale; un pezzo fantastico dove la genialità poetica, il lirismo e la strumentalità fanno capire di che pasta è fatta questa band. Chiude l’album, l’omonima Pornography aperta da un vero e proprio sperimentalismo sonoro composto da suoni radiofonici e televisivi, un lascito vero e proprio che testimonia la scelta del titolo. Pornography è uno dei migliori album di tutti i tempi, crudo, tetro, temerario, un album che è pura disperazione ma è anche una produzione molto importante per i The Cure che con questo lavoro coniano il loro saper e voler essere una delle più grandi gothic e punk rock band di tutti i tempi. Non fosse stato così, lo scorso anno nel mese di luglio i The Cure non avrebbero tenuto in Hyde Park, a Londra, quel grande concerto – definito dalla critica – uno dei migliori show, per celebrare i quarant’anni di carriera di fronte a ben 65.000 persone. Già, quarant’anni e non dimostrarli!

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