La prima cosa che colpisce di questo Bloodflowers dei The Cure, pubblicato nel 2000, è la forte presenza di atmosfere acustiche che portano i vari brani che compongono l’album verso atmosfere tranquille e quasi rilassate.
The Cure – Mixed Up
Sono in molti a dire che di questa produzione i The Cure, e lo stesso Robert Smith che ne ha curato il remixaggio, avrebbero potuto farne a meno, ma qui è solo tutta una questione di opinioni. Potrei anch’io unirmi al coro di voci che circolò a proposito di Mixed Up, ma resto comunque dell’avviso che per qualsiasi produzione, di qualsivoglia band si tratti, per capirne l’evoluzione o l’involuzione, bisogna andare ad ascoltarselo.
The Cure – Disintegration
In attesa di vederli all’opera in Italia all’interno di Firenze Rocks e di conoscere qualcosa in più del loro, probabile ed imminente, ritorno discografico, ci rimmergiamo nella loro discografia analizzando un album tra i migliori dei The Cure che tra l’altro, quest’anno, compie ben trent’anni: Disintegration.
The Cure – Faith
Nel 1981, in un’intervista, il leader dei The Cure, band della quale ci stiamo occupando ora, dichiarava “Ho sempre cercato di scrivere un album che fosse unitario, che spiegasse una certa atmosfera nel suo insieme, perché se vuoi esplorare qualcosa, per farlo ti serve più di una canzone”.
The Cure – Seventeen Seconds
Seventeen Seconds venne pubblicato ad aprile del 1980 con una grossa novità rispetto ai precedenti lavori. Infatti fu in questo disco che vennero inserite per la prima volta le tastiere che modificaro un po’ il sound della band. Le sonorità sono sempre più rivolte ad un post punk elaborato tanto da sembrare, a volte, una sorta di marcia funebre che fa da sfondo ai testi.
Black Hole – Evil In The Dark
Evil In The Dark dei Black Hole è davvero un album che non si sa dove collocare a causa della sua difficoltà interpretativa, capace di giocare tra l’essere una vera e propria colonna sonora ed il divenire vera e propria dark wave.