Renaissance – Ashes Are Burning

I Renaissance hanno una lunga storia che dura ormai da ben cinquant’anni a partire dalla stessa fondazione della band risalente al 1969. Insomma, un po’ come se fossero sbarcati sulla luna anche loro prima che lo facesse, sempre in musica, un certo David Bowie con il suo Major Tom. Ma non divaghiamo perché abbiamo tante cose da fare in questa splendida giornata estiva di solo sole. I Renaissance sin dai primi anni della formazione hanno evoluto il loro sound fino a trasformarlo in una splendida fusione tra folk, rock, classica ed un sinfonismo orchestrale non lascia indifferenti. A questo è necessario aggiungere la voce di Annie Aslam, notevole ma anche abbastanza singolare, che viaggia su tonalità da cinque ottave e che completano un sound compatto e piacevole all’ascolto. La storia successiva viaggia poi tra abbandoni e ricongiungimenti … ma per ora dedichiamoci all’ascolto di questo bellissimo Ashes Are Burning pubblicato nel 1973 per conto dell’etichetta discografica Sovereign Records. Indicato dalla rivista Rolling Stones come uno degli album più belli di tutti i tempi (!), stavolta la rivista statunitense ci trova perfettamente in linea con questa opinione fino ad un certo punto perché, riteniamo che di album belli ve ne siano diversi, ma è molto probabile che molti amanti del genere progressive siano d’accordo con l’affermazione della rivista. Comunque non riusciamo ancora a capire come mai una tra le band più sottovalutate dalla stampa in particolare, abbia in realtà potuto poi sfornare uno degli album che è comunque considerato tra migliori nella storia del progressive rock. Ashes Are Burning, resta invece per la sua particolarità, una tra le migliori incisioni nella storia di quel genere che viaggia tra folk, progressive e rock sinfonico. E poi la splendida voce di Annie Aslam, è davvero all’altezza di altre grandi come lei come ad esempio l’immensa Grace Slick dei Jefferson Airplane. Can You Understand, brano di apertura di questo disco più che unico, è la perfetta sintesi di come il progressive si possa fondere con il classico; il pianoforte, la presenza dell’orchestra in prima battuta è tutta lì a dimostrare quanto, Ashes Are Burning, abbia poi influenzato anche nostre band prog del periodo. La fusione di genere qui è tutta un’esplosione di colori espressi attraverso un susseguirsi  di note, un pezzo accattivante che viaggia tra atmosfere altalenanti e che mettono da subito in risalto sia la padronanza dei musicisti che la soavità della voce come quella di Annie Haslam che, quando si poggia sull’acustica della chitarra di Michael Dunford, dimostra di essere lei la vera, assoluta, padrona del campo. Con Let It Grow si scende invece nelle viscere di un pop sinfonico che trasuda energia e melodia sin dall’apertura del pezzo con il piano di John Tout che fa viaggiare Aslam su tonalità che dire uniche …è poco. Certo l’atmosfera che si respira è praticamente quella degli anni settanta,  ma sono anche gli anni che guardano indietro al movimento di certi figli dei fiori e che, in alcuni momenti del disco, sfiorano perfino la psichedelìa. Qui è inutile incamminarsi dentro descrizioni di passaggi da un genere all’altro, è più che sufficiente mettere sul piatto il disco, farlo partire, e lasciarsi trascinare in quella che è considerata …. poesia musicale. E se On The Frontier può essere solo un passaggio obbligato alla C.S.N.&.Y. con qualche cadenza più pop-sinfonica, Carpet Of The Sun è ancora sinfonismo rock puro dove, come al solito avviene in questi passaggi dei Renaissance, il pianoforte è lo strumento principale che trascina tutti gli altri nelle cuciture di armonie e fraseggi che giocano come non mai per proporre passaggi musicali che si riascoltano volentieri dopo la prima volta. Ma è inutile districarsi in descrizioni “musicali” dei pezzi; qui c’è da aggiungere che Ashes Are Burning è il primo vero e proprio successo internazionale dei Renaissance, un successo che li proietterà per un po’ nell’olimpo degli dei del rock sinfonico; ma la parabola sarà poi destinata ad inclinarsi anche se la band ha poi prodotto altri dischi che non hanno lasciato lo stesso segno che ha lasciato Ashes Are Burning.

 

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