PFM – Storia Di Un Minuto

Girovagando qua e là tra i molti materiali che sono sparsi nella nostra stanza destinata alla musica dove a dismisura incontrollata giacciono cd, lp, computer, mp3, chitarre e così via, ci siamo imbattuti in alcune riviste che narrano di un passato che tale non è perché,  a volte, anche il passato ti rimanda al presente. E l’attuale nostro presente è l’ascolto di questo disco, unico, splendido, che racconta di un inizio storico e di una svolta musicale nel nostro paese, Storia Di Un Minuto. E se poi trovi, in quel tuo scartabellare quanto un giornalista inglese, dopo aver visto una loro esibizione in Inghilterra, ebbe a dire sulla PFM: “Sono bravi, ottimi musicisti. . . . peccato però che siano italiani“, beh, allora,  mi verrebbe quasi di rispondergli che la verità non è posseduta da tutti, né tanto meno da lui che pur potendosi vantare di una terra che il progressive lo ha visto nascere, probabilmente col passare del tempo si sarà dovuto amaramente ricredere sulla nostra musica. Eppure anche band blasonate come i Led Zeppelin all’epoca si sprecarono in elogi nei confronti della nostra musica rock ed in particolare sulla PFM. Ne è la riprova il fatto che proprio Robert Plant ha spesso citato la PFM come uno dei gruppi italiani che gli Zeppelin ascoltavano negli anni settanta, ma è anche storia quella che sul finire degli anni ottanta, in concomitanza con la morte di John Enry Bonham, vide gli Zeppelin sondare la possibilità di far partecipare ad un casting Franz Di Cioccio per sostituire lo scomparso batterista. Purtroppo di tutto ciò non se ne fece niente perché di lì a poco la band si sciolse definitivamente. Ma torniamo alla nostra proposta di rilettura di questo grande classico rock italiano, Storia Di Un Minuto. Sette brani che non si trovano lì per caso, sette brani come sette sono le note musicali, sette “perle” che sono ormai parte di una storia infinita che vede questo disco citato a dismisura per i suoi contenuti musicali, alla faccia del giornalismo anglosassone. Già dal primo pezzo, Introduzione, si capisce dove la P.F.M. vuole arrivare, una partenza lenta quasi un preludio ad un’opera destinata a restare negli annali, anche se sembra di sentire quelle atmosfere ovattate di stampo genesiano, ma ci si sbaglia perché è subito Premiata. Il secondo pezzo prelude già all’introduzione di tutto quel progressive che la PFM ha maturato grazie anche allo zoccolo duro di alcuni componenti provenienti da una delle formazioni dedite al beat come lo erano stati I Quelli e che comprendeva Franz Di Cioccio, Franco Mussida, Flavio Premoli, Alberto Radius, addirittura Teo Teocoli (che si darà poi ad altre esperienze), Pino Favarolo, Tony Gesualdi e Giorgio Piazza. E per chi de I Quelli ne sente parlare forse per la prima volta cito il loro secondo 45 giri, Una Bambolina Che Fa No che è una cover di un brano di Polnareff, noto cantautore e produttore discografico francese di origine russo – ebraica che fa del buon pop-rock e giunge all’apice della carriera a metà degli anni settanta fin all’inizio degli anni ottanta per poi eclissarsi. Il secondo brano di questo Storia Di Un Minuto è Impressioni Di Settembre, successo internazionale a tutt’oggi, probabilmente il pezzo simbolo della P.F.M., reinterpretato ultimamente da una certa Patti Smith insieme ai Marlene Kuntz nell’edizione del  Sanremo 2012 in una versione che a detta di molti lascia senza fiato. Infatti la semplicità del pezzo e la ricchezza del suono con un moog ed una chitarra in primo piano rendono Impressioni Di Settembre un classico dei classici del rock nostrano. Quando giunge E’ Festa, l’esplosione del rock tricolore e la sua consacrazione diventano realtà. Un progressive colorato che è quasi interamente strumentale, un saltellare di qua e di là sul pentagramma con gli strumenti che di continuo si intrecciano progressivamente ma che d’improvviso si calmano,  quasi a disegnare piccole armonie, ma sono solo frammenti perché tutto ritorna ad essere stile, lo stile riconoscibilissimo di una band destinata a fare scuola nella musica internazionale e non solo in quella. Si perché questo è un pezzo che ha anche un notevole impatto nei live, anzi diventa presto il simbolo delle loro esibizioni dove il pubblico accorre sempre più numeroso. Ed è questo il modo di scrivere anche la storia della musica, e non durerà poco, perché Storia Di Un Minuto diventerà ben presto un classico, e che classico! Poi, la musica ed il classicismo che contamina il progressive si fanno magia e la magia dice che questo è anche un disco fiaba, si perché Dove … quando … pur dividendosi in due parti, è una vera e propria fiaba in due atti dei quali il primo, cantato, è dolce e delicato e rende questo capolavoro  “imitabile”, un disco che tutti devono avere ed ascoltare di tanto in tanto, mentre, la seconda parte di Dove … quando …  si lega indissolubilmente alla prima grazie all’organo di Flavio Premoli ed al violino di un intenso Mauro Pagani. Ma qui è il pianoforte a farla da padrone con quell’assolo che anche se lo riascolti milioni di volte non ti stancherà mai. La Carrozza Di Hans proietta subito in quella che è un’atmosfera tipicamente genesiana ma con tanta personalità ed accuratezza. Si perché già dalla partenza capisci che questo è un pezzo studiato nei dettagli, nulla è lasciato al caso compreso quel bellissimo assolo di chitarra che Mussida impianta dapprima con tanti tocchi armonici per poi giungere a quel bel passaggio ritmato dove le corde della chitarra ricamano tanti brevi arpeggi che danno al brano un senso di ricercatezza unico nel suo genere. Chiude Grazie Davvero un brano influenzato molto dal progressive d’oltre Manica ricco di stili contrastanti tra loro e che rendono il pezzo degno della chiusura di questo splendido disco che, per fortuna, non dura un minuto, ma scrive a pieno titolo una parte della storia del progressive tricolore. Di altre perle prog tricolore ne verranno ancora, ma Storia Di Un Minuto merita davvero di essere sempre citato perché con i suoi appena 34:33 minuti di durata ha dato alla musica italiana una sterzata unica. Poteva non essere questa band a darla? Di certo hanno contributo, e molto. Ne riparleremo ancora.

 

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