Riff Willer – Streets Of Chance

Avvio il mio PC per ascoltare il disco d’esordio di Amedeo Quagliarella in arte Riff Willer e vengo catapultato in quel brit pop che ha fatto la fortuna di band come Oasis e Blur, un album che riporta indietro in quel tempo a quando, un po’ più giovane, assistevo alle lotte intestine dei due fratelli Gallagher che, pur avendo intrapreso strade diverse, continuano ad entusiasmare i fan sparsi qua e là per il mondo. Poi, nel chiedermi come mai un italiano canti al suo esordio i brani in inglese, mi rispondo che con certo sound è del tutto naturale e mi dico che comunque va bene lo stesso perché il disco, semplice, piace con immediatezza. E così dopo aver assorbito la piacevole Paper Planes, il ritornello quasi beatlesiano di Lou offre alle mie orecchie quel suono che mi dà tanta di quella insperata spensieratezza, così gradita e ricercata da tanto tempo e che in questa fase di fine pandemia rende la musica, ed il rock, ancor più di fondamentale necessità spirituale. Ed è in questa rinata e ricercata spiritualità che giunge la terza traccia Step Outside, un gran bel pezzo davvero, dove la chitarra ha la parte che si merita in un brano così concepito, un vero inno alla gioia di vivere, all’essere liberi e poter viaggiare abbracciando le avventure più interessanti come quella di ognuno di noi, fatta degli alti e bassi quotidiani che ci fanno amare la vita e ci spingono a non nasconderci mai. E restando nel brit pop più anglosassone giungiamo ad Until Tomorrow che nel suo complessivo e vellutato contenitore fa viaggiare mentalmente grazie alla bella ritmica ma anche con la delicatezza di suoni tipicamente inglesi e che hanno invaso il mondo un po’ di tempo fa poi….una riflessione ci giunge spontanea e ci chiediamo come sarebbe stato questo disco se, con la stessa musica, fosse stato cantato in italiano, ma risposta non può esserci perché, questa, è una scelta artistica e basta, una scelta che va rispettata e nulla più, un scelta che a noi è piaciuta. Si differenzia un po’ dalle altre, almeno nell’introduzione, la successiva I’m Not Sleepin’ ma, alla fine, il sound è sempre quello ed è qui che ci si accorge che in Streets Of Chance l’artista di Vasto ha messo dentro tutto se stesso e tutto il piacere per il brit pop che ha. Tidal Wave è invece molto più vicina al sound tipico degli USA ma la voce è ancora lì a dire che è dalla Gran Bretagna, anche se siamo poi in Italia, che si guarda un po’ oltre oceano ai lontani cugini americani perché già con il marchio di questo disco, vale a dire Streets Of Chance siamo in pieno rock americano con una spruzzata di british in più, un pezzo che ricorda tanto, immaginando, le distese del catrame stradale nel deserto americano. Un bel disco, non c’è che dire. Suggerimento: ascoltatelo!

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