Bob Malone – Good People

L’atmosfera di un locale pieno di fumo, in un angolo, al buio, un uomo fuma e sorseggia whisky, poi una lunga strada, la solita strada americana che attraversa una zona desertica…no non stiamo impazzendo ma le note di apertura di Good People ci parlano subito di un’America come l’abbiamo sempre sognata, un’America che torna dopo la tragica parentesi trumpiana. Già perché il sogno americano è sempre il “sogno” e ce lo fa praticamente rivivere proprio Bob Malone tastierista di John Fogerty dei grandissimi Creedence Clearwater Revival. Ma lasciamo il passato e guardiamo al presente, a questo disco pieno di quel rock a stelle e strisce, dove c’è soul, rock, country e soprattutto il pianoforte. Si perché è lì che Malone si esprime, è lì che l’artista americano manifesta tutta la forza e la bellezza del New Jersey dal quale proviene. Ed è così che Malone oltre a proporre quattro suoi brani dà anche voce a ben tre cover di grandi artisti quali Bob Dylan, John Fogerty ed i Fleetwood Mac. Ma non sono le cover, o meglio, non sono solo le cover a dimostrare quanto grande sia questo musicista che ha fatto del pianoforte la sua seconda anima, meglio il prolungamento delle sue dita. È quell’anima che ci trasporta direttamente attraverso le note di questo Good People dentro il messaggio che Malone vuol farci giungere, messaggio che parla di alienazione e di paura, quell’alienazione e quella paura di non farcela contro il virus che abbiamo avuto tutti, o quella paura che abbiamo spesso dei malesseri umani. E così, attraverso questo disco, ci giunge un po’ di speranza con quella musica che non è solo di Malone ma anche della pletora di musicisti che lo stesso statunitense ha impiegato per realizzare questa sua news. Un disco tipicamente e classicamente americano, un disco che mette in luce la completa sinergia tra artista e musica, tra musica e vita quotidiana. Ed è proprio con Good People che si parte, quella brava gente che ci accompagna spesso nelle nostre giornate, quella brava gente che frequentiamo quotidianamente, quella gente che ti offre gesti semplici, spontanei, dove è facile scorgere un sorriso, una frecciatina o altro ma che ti dà la voglia di vivere come il sound impresso al brano che fa venire un po’ la pelle d’oca perché dà libertà e speranza. E mentre Bad Moon Rising è una canzone di John Fogerty, ex frontman dei Creedence Clearwater Revival, che tante volte ci hanno fatto compagnia…su disco, si continua con la bellissima Empty Hallways, dolcissima come le lacrime che possono scendere quando resti solo perché una lei se ne va via, un pezzo che è giusto inserire nello stereo dell’auto e lasciarsi andare con il finestrino aperto per farsi accarezzare dal vento oppure, in situazioni più ”dolcificanti” ma che non ci avventuriamo a descrivere qui. Insomma il classico pezzo da mordi…e non fuggi…anzi! E mentre All There Is ti fa sentire lo scorrere delle ruote sull’asfalto americano mentre tenti di raggiungerne il sogno, Head First è la classica colonna sonora che chiude un film classicamente yankee dove l’amore è al centro di tutto, un amore che ti ha fatto passare una serata davanti alla TV dimenticando tutto ciò che durante il giorno ti è successo. Ma qui stiamo raccontando solo sensazioni che abbiamo avuto durante l’ascolto di questo disco, una produzione piacevole fatta di quel sound tipicamente americano. Potremmo continuare all’infinito ad esprimere tutte le nostre sensazioni, ma non poteva essere diversamente un disco ideato e realizzato da Bob Malone che nella sua vita artistica ha lavorato con Ringo Starr, Avril Lavigne, Bob Seger e tanti altri. E sono tutte le influenze di questi musicisti poi che hanno portato Malone ad avere in testa e nel cuore la musica e le canzoni che ci propone, canzoni che accompagnano la nostra voglia di restare un po’ soli magari dopo aver visto e parlato fuori con tanta gente.

È forse un senso di libertà questo? È forse questo che Malone vuole regalarci? Se sì, allora ci è riuscito.

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