Hooveriii – Water For The Frogs

Dopo la tempesta virologica e la risposta vaccinale degli uomini, sembra che il periodo che stiamo vivendo abbia influenzato davvero tanto le produzioni discografiche di questi ultimi tempi. La mancanza di momenti di vera e propria convivialità sono probabilmente alla base di una massiccia produzione di dischi da parte di band, gruppi, artisti e così via che, per quanto ne sappiamo noi, nell’ultimo anno hanno sfruttato in modo massiccio tutti i canali possibili ed immaginabili per promuoversi. E mentre si paventa un ritorno ad una ipotetica normalità, noi di RockGarage ci ascoltiamo questo bel esordio degli australiani Hooveriii che con Water For The Frogs ci proiettiamo in un nostalgico viaggio psichedelico che, purtroppo per ora, questo periodo ci garantisce solo in internet, e quindi, ben vengano altri tipi di viaggio. Ma ciò che conta è la qualità della musica che comunque giunge a noi, nonostante la pandemia, musica che ha tanto di qualità pur nella sua sfera psichedelica. Nato originariamente come progetto singolo di una drum machine che vedeva protagonista Bert Hoover, il tutto si è evoluto in una band di sei elementi che hanno dato vita alla bellezza di un progetto che, per ora, ritroviamo in questo esordio composto da sette tracce.

 

Il disco, che si apre con Cindy, catapulta sin da subito in quei suoni a noi cari dove atmosfere vellutate danno sfogo a un ripetitivo inciso che piace, un bel passaggio di psichedelia allo stato puro che ci fa ben sperare per il restante materiale dell’album. Con Control è facile assaggiare immediatamente tocchi da “macchina soffice” che si nutre di un certo kraut rock che piace…e caspita se piace. E mentre il suono scorre, pur sentendo che il rock qui è psichedelia pura, capita di accorgersi che gli Hooveriii hanno carattere da vendere e che sono ben lungi dallo scopiazzare i loro conterranei King Gizzard & The Lizard Wizard o il Tame Impala più immediato. Ma mentre l’ascolto ci porta la stranezza di un pezzo come Hang Em Hight che vaga tra garage ed uno sporco psych, la trasmissione di fascino con l’effettistica e la spazialità che contiene, ci fa scivolare nella successiva Shooting Star con cui sembra di trovarsi in un terreno che apre a quell’elettronica spaziale che ben conosciamo, ma che ben presto si ridefinisce in una dolce e straziante melodia da viaggio dell’animo. A questo punto il disco si stacca un po’ dalle avvolgenti trame psichedeliche per ritrovarsi, con We’re Both Lawyers in un kraut rock kraftwerkiano che mi riporta al libro del mio amico Antonello Cresti, Solchi Sperimentali Kraut, dove il kraut rock è sviscerato a tal punto da dovertene fare una ragione della sua esistenza. E se il viaggio continua con Erasure ora tutto si fa ancora più oscuro ed inquietante, così inquietante che ci sembra di cascare in un pozzo senza fine, trascinati da una forte presenza di giochi concentrici che solo la psiche può scatenare.

Un disco che a nostro avviso si manifesta piacevole e di facile assimilazione se si hanno ben presenti quelli che potrebbero essere considerati i padri putativi degli Hooveriii. Con Gone, il viaggio si chiude al rullo di tamburi, ma anche dal quasi lamento di una piacevolissima chitarra che entra in scena su sostegno di un basso per lasciare onde di puro magnetismo. Un gran bel disco, non c’è che dire.

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