Amuzeum – New Beginnings

Sappiamo bene tutti che a causa della pandemia molti musicisti hanno dovuto attrezzarsi in modo diverso per produrre la propria musica per farla giungere al pubblico; fortunatamente la rete ha dato e continua a dare una grossa mano a tutti per far si che, proprio quel “tutti” non si fermi ma, anzi, spinga ancora i musicisti a sviluppare nuove forme di produzione, di lavoro, di relazioni, anche se soprattutto quelle umane purtroppo, è difficile per ora poterle riassaporare. La cosa importante è comunque che i musicisti continuino a produrre, a realizzare le proprie idee, a far sì che il maledetto virus si trovi prima o poi sconfitto anche dalla nostra voglia di normalità. Probabilmente come accade a noi incapaci a restare senza musica, anche la band statunitense degli Amuzeum, alla pari di tante altre band, ha deciso di fare ancora di più: suonare e suonare fino a giungere alla pubblicazione di un album, quello d’esordio. Un segno evidente che la vita non si può fermare né per invisibili virus né per volontà umane. Lo conferma il fatto che i cinque membri che compongono la band, prima di approdare a questa formazione, si erano già incrociati diverse volte nel tempo suonando in diverse formazioni quali MRS Hollow, Ten Jinn, Gabble Ratchet, Heliopolis, ed è proprio questo loro incrociarsi ed allontanarsi per rincontrarsi che li ha condotti fin qui a proporci questo bel disco che viaggia tra rock progressivo ed altre influenze, una produzione dove spiccano in altrettanta naturalezza la grande abilità nello scrivere e comporre canzoni. Provenienti da quella Los Angeles che ha dato i natali a band come i Byrds, i Buffalo Springfield o che ha visto passare per i suoi locali più rinomati altri mostri come i Led Zeppelin, i Doors e così via, gli Amuzeum dimostrano di aver assorbito anche le atmosfere della metropoli catapultandosi in un coinvolgente prog-rock che tocca, a volte, anche quella psychedelìa vecchio stampo che piace ancora tanto. Già dall’apertura con The Callenge   l’atmosfera che si respira è quella di una dolcezza trionfalistica, quasi un richiamo a vecchie glorie del passato, compresa la nostra sempre gloriosa P.F.M., e con tante soffuse venature “Yes” che comunque non influiscono troppo sulla costruzione di un sound che resta personale e davvero godibile. Altro bel pezzo che ci piomba addosso è la delicata Changing Seasons  che pur continuando ad avere quell’influenza della quale parlavamo innanzi, giocando su sintetizzatori e voce si sviluppa in uno dei brani più articolati capaci di mettere in risalto tutta la tecnica degli Amuzeum. Birthright con quella sua introduzione rock invece per un attimo ci ha riportato alla mente alcuni attacchi alla Bowie …. ma qui siamo molto lontani dal Duca rock. Comunque la musica degli Amuzeum continua a farsi interessante per la capacità di cambiare la trama di quest’album d’esordio. Il riorno alle melodie sognanti sembra avvenire con la successiva Naysayer che grazie all’utilizzo della voce sembra emanare delicatezza fino a quando non si trasforma in un bel rock riffeggiato, sontuoso, piacevole, mai strabordante, misurato, insomma …. davvero piacevole …. e fino alla fine del pezzo che parla di quei beatiful day che tutti vorremmo. Peccato poi che con Shadow Self   ci sia un ripetersi di linee compositive già ascoltate fino a questo punto del disco, un pezzo che è comunque da ascoltare ma senza quella curiosità che ha finora contraddistinto questo lavoro, ed infatti proprio nella centralità del brano, l’organo e la chitarra sembrano calati lì appositamente perché in fondo la batteria non poteva andarsene da sola. Poi giunge, per noi, la bellissima e ricercata Carousel che è la degna chiusura di un album d’esordio dove gli strumenti si sente che, stavolta, sono davvero al servizio della voce e dei cori. Praticamente un esordio che convince, che piace e che è lecito aspettarsi avrà un degno seguito. Speriamo perché gli Amuzeum dopo questo New Beginnings possono puntare più in alto.

Gli AmuZeum sono:
Michael Matier – Guitars
Matt Brown – Tastiere e voce
Mark Wickliffe – Basso e voce
Jerry Beller – Batteria e voce
Scott Jones – Voce

L’album

  1. The Challenge
    2. Changing Seasons
    3. Birthright
  2. Naysayer
    5. Shadow Self
    6. Carousel

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