I Karmamoi ritornano con Strings From The Edge Of Sound

I romani Karmamoi arrivano a noi con questo nuovo lavoro, Strings From The Edge Of Sound, una produzione che in parte contiene nuovi brani, ed in parte pezzi dei precedenti lavori ma completamente riarrangiati.

In quindici anni di musica la band ha prodotto ben sei album che hanno visto sempre crescere il sound con il rafforzamento di  quelle potenzialità che sin dal primo album, Karmamoi, erano venute fuori.

Il loro è un prog rock che viaggia in compagnia di note psichedeliche che li avvicinano a molte delle atmosfere che hanno caratterizzato e caratterizzano i lavori dei Porcupine Tree, e dello stesso Steven Wilson solista.

La raffinatezza delle sonorità e la nutrita discografia alle spalle, fanno di questo loro nuovo lavoro, una naturale evoluzione di quanto fatto in precedenza ed anzi, con il rifacimento di brani come Nashira, Take Me Home, Room 101, Your Name e Zealous Man, le cose ci sembrano addirittura migliorate grazie anche alla presenza dell’orchestra.

Daniele Giovannoni, Valerio Sgargi (voce, cori, tastiere), Alex Massari (chitarre) e Alessandro Cefalì (basso), dopo i numerosi cambi fatti fin qui, hanno reso la struttura di questo ultimo album solida e ben strutturata tant’è che a noi, la produzione è apparsa davvero solida nella musicalità complessiva.

Si parte con Black Hole Era, un tributo alla band della moglie di Kurt Cobain, dolce e raffinata, limpida nella sua scrittura dove, proprio quelle atmosfere alla Porcupine Tree, la fanno, qui, completamente da padrone.

Si continua con Nashira nella sua versione orchestrale che, rispetto all’originale senza arrangiamento d’orchestra, è uno sballo quasi psichedelico nell’ascolto pur divenendo man mano puro sinfonismo progressivo, un pezzo davvero accattivante. E se Take Me Home, con il piano in apertura, sembra essere più ispirata compositivamente alle melodie alla Neal Morse, il resto è bellezza e nulla più grazie proprio al grande lavoro orchestrale presente in questo disco.

Si continua con l’inedito Tell Me che viaggia tra arpeggi e cori che aprono, anch’essi, ad un rock sinfonico, forse un po’ ispirato dalle scritture Yes ma molto personale. Continuando si trova “Tell Me” un inedito che mostra la band in ottime condizioni, con quelle loro morbidezze arpeggiate e le voci che riportano un po’ ai ritmi di Hacket & C. che hanno insegnato come calarsi nel progressive più puro. Non è da meno Room 101 che si apre proprio con arpeggio hackettiano trascinandosi poi in quelle epiche note che viaggiano tra passato e presente.

Con I Will Come In Your Dreams, la delicatezza e la liricità si fanno subito poesia grazie anche allo splendido piano capace di cucire scale armoniche di assoluta semplicità e bellezza dove, la voce, può lasciarsi andare liberamente. Un pezzo che resta, eccome. E mentre Your Name gioca con le ritmiche ed i cori, elevandosi ben presto ad un progressive già altre volte ascoltato, Zealous Man, tratto da Room 101, appare nitido nei suoni grazie ad un arrangiamento azzeccato; la conclusiva Strings Frome The Edge Of Sound è il coronamento azzeccato per la chiusura di un disco che è davvero interessante. La nostra proposta è quella di non farlo mancare nei vostri ascolti.

 

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