L’Alba della Civiltà , il nuovo album degli Odessa

Un album che si aspettava da diverso tempo, una produzione che gli Odessa ci hanno fatto attendere un po’. Ma si sa che alla fine vince sempre la musica, ed il rock che gli Odessa ci propongono in questo nuovo lavoro, L’Alba Della Civiltà, dimostra quanto la band marchigiana sia quel motore a base di progressive che guarda un po’ anche allo stile hard, senza disdegnare neanche incursioni jazz. L’Alba Della Civiltà mette ben in luce tutte quelle peculiarità appartenute ad un tempo, quello degli anni ’70, quando il rock qui nel tacco assumeva importanti vesti che lo hanno portato, con forza e caparbietà, a varcare i confini. Le otto tracce contenute in L’Alba Della Civiltà hanno dalla loro la bellezza del rock che più di tutti abbiamo amato, ma ci sono cose che non sfuggono e restano nelle orecchie come accade con l’ultimo pezzo, Nell’Etere, che scivola via come un “classico” che ben presto diventa senza tempo. Dicasi ugualmente della terza traccia di questo disco, Di Buio E Luce Parte Seconda, che si  muove nella dolcezza di una progressione lucida e leggera che a momenti rimanda ai pezzi epici dei King Crimson, ma qui oltre alle sonorità, la voce di Lorenzo Giovagnoli, dà quella botta di epicità ben presto assorbita da un rock lucido ed affascinante. L’Alba Della Civiltà è un disco capace di attrarre sin da subito, intenso, dove non è solo la magia del flauto di Gianluca Milanese a colpire, ma tutti gli strumenti per quanto fanno, e tutti i musicisti per quello che danno. Dalle tastiere di Giovagnoli alle chitarre di Vampa, al basso di De Angelis, alla batteria di Fabbri, tutto è un bel rock. E bella è anche la cover dei Pooh L’Anno, il Posto, l’Ora 1972, anzi, rispetto all’originale ci sembra che suoni e tocchi vette più elevate. Ma non vogliamo togliere nulla ai Pooh, anche loro si sono spesso cimentati con le progressioni, quelle però degli Odessa in questo lavoro ci confanno di più.

 

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