Shajara Ensamble con Shajara propone l’esordio di Giorgio Debernardi

C’è un non so che di sonorità psichedeliche, ma allo stesso tempo “naturali”, in questo lavoro dello Shajara Ensamble che vi presentiamo qui su areARock, una produzione che in realtà  corrisponde all’esordio di Giorgio Debernardi che fa letteralmente viaggiare l’ascoltatore. Già perché l’ascolto di questo disco dal titolo Shajara, che in arabo vuol dire albero, composto da otto tracce, fa emergere la ciclicità ritmica, le influenze culturali e le melodie persistenti che tentano di condurre l’ascoltatore in una forma lievitazione sonora “lenta e generativa”. E le interpretazioni musicali di questa produzioneo, a partire dall’introduzione affidata a “Hakini”, sono il risultato della presenza di tanti artisti diversamente provenienti come ad esempio Guy Buttery dal Sud Africa e Nadine Jeanne dalla Germania/Francese. Shajara è un disco che richiama moltissimo l’ambient, già dalla copertina la presenza di un albero è segno di una immersione naturale visiva mentre, la musica proposta, diventa poi di fatto una apoteosi di immagini che trascinano, attraverso i suoni dei molti strumenti presenti, in riflessioni che spingono a considerare in maniera diversa la forza della “natura”. Ed è nel tempo lento e generativo di Shajara che va colta l’essenza di una contaminazione culturale e naturale che Debernardi ci propone.

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