Fugazi – Steady Diet Of Nothing

Steady Diet of Nothing è completamente diverso dai precedenti dischi dei Fugazi. Infatti, la band post-hardcore statunitense ha apportato in questa produzione alcune modifiche sostanziali cercando, per quanto possibile, di impiegare molti più ritmi reversi ed influenze tipiche del dub, imponendo probabilmente per scelta oculata, il cambio sulle liriche fino ad allora composte. Infatti, qui, i testi diventano leggermente più vaghi rispetto a quelli impegnati dei precedenti lavori, ma ciò che si percepisce è comunque un messaggio chiaro di cambio di rotta nella composizione. Con Steady Diet of Nothing possiamo affermare che i Fugazi diventano, dal punto di vista delle sonorità che fino a quel momento li ha contraddistinti, meno potenti, più economici, probabilmente alla ricerca di qualcosa di diverso da quanto prodotto fino ad allora. Questo stato di cose è facilmente riscontrabile anche nell’uso della strumentazione, manipolata come se i Fugazi fossero una garage band che nell’anfratto di un seminterrato produce i caratteristici suoni che li ha fino a a quel punto contraddistinti. Infatti, proprio in questo disco la presenza di pezzi come Polish e Kyeo non sembrano essere casuali quando se ne riscontra la loro semplcità. Tutto ciò poi viene rimarcato dalla vocalità di Guy Picciotto e Ian MacKaye che diventano addirittura incomprensibili quando, proprio localmente,  si muovono sulla musica che sembra davvero sparata ad alta velocità. Probabilmente se i Fugazi avessero prodotto solo Steady Diet of Nothing avremmo ben presto finito di parlare di capolavoro post hardcore, fatto sta invece che Picciotto e compagni invece hanno prodotto anche altre cose che se paragonate a Steady fanno davvero riflettere su dove la grandezza di questa band possa arrivare. Infatti, riascoltando prima Repeater e poi questo lavoro del 1991, ci siamo resi conto di come la band stesse, in quel momento, scrivendo “la storia”, e non solo la loro, ma quella di un’intero filone musicale che li ha visti protagonisti tra pochi. E se toni di chitarra, ritmi strani e voci feroci sono gli ingredienti migliori di Repeater, in Steady Diet of Nothing tutto si condensa e si sviscera, ma allo stesso tempo nella sua apparente calma ti si ferma prima nei timpani e poi nel cervello. Tra l’altro, si capisce subito che questo è forse l’album più amato dagli stessi Fugazi che amano riproporre dal vivo molti dei brani contenuti in questo lavoro. E proprio il brano che dà il titolo all’album, Steady Diet of Nothing, è l’inizio giusto per far esplorare alla band quel suono post-harcore che li contamina nella misura essenziale anche se ispirato al free-jazz mentre, quello di apertura Exit Only potremmo definirlo come uno dei più grandi pezzi della band, pezzi che insieme a Reclamation sembrano disegnare un groviglio di suoni che viaggiano tra noise, groove e quell’esplosione di energia pura tanto cara ai Fugazi contaminati dalla politica. Comunque sia, anche se il titolo sembra dire tutto, la musica trova il suo sbocco naturale nell’essenzialità, e l’essenza di Steady Diet of Nothing la si può trovare nella completezza che rende semplice l’intero lavoro.  Certo, rispetto alle prime due release della band in questo album c’è quel qualcosa di evoluto che solo chi ha ascoltato tutti i loro lavori può percepire: infatti, qui i Fugazi sembrano essere quella band che ha creato suoni che stanno in mezzo tra le sonorità dei Pistols e quelle dei Fleetwood quando poi dal post hardcore fugaziano ti aspetti qualcosa di più esplosivo che questa calma appaarente. I Fugazi con Steady Diet of Nothing iniziano a perdere quella base su cui avevano poggiato, fino ad allora, le proprie  realizzazioni all’interno della scena hardcore; qui iniziano un viaggio che li  spinge verso un noise che non è più il punk degli esordi per proiettarsi, poi, in quegli anni novanta dove le sonorità che comunque producono sono fuori dagli schemi tipicamente rock, quasi dissonanti ma sempre in una affannosa ricerca di sperimentazione che tende ad unire rock, punk e pop trasformandolo, di fatto, in un crudo math rock. Ed è proprio questo che  i  Fugazi hanno voluto regalarci con Steady Diet of Nothing, un’immagine di loro all’opposto di quello che sono stati prima. Questo è davvero un altro disco importante che mostra quanto la band ami giocare fuori dall’etichetta che si sono ritrovati addosso, cioè andare oltre l’hardcore anzi, ad essere sinceri, qui i Fugazi sembrano volersi completamente scrollare dalle spalle quel peso che la critica gli ha affibbiato. Ed è importante notare poi che la realizzazione di quest’album avviene durante la Guerra del Golfo, come è importante notare che mentre lì erano le bombe ed i pozzi petroliferi a prendere fuoco qui, invece, la band sembra rilassarsi poetizzando, quasi, quel messaggio che non ha mai smesso di essere, oltre che musicale, soprattutto politico. I soliti Fugazi, insomma! Voi fate la guerra?….Noi facciamo la pace! Grandi!

 

 

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