Alcantara – Solitaire

Solitaire è un album pensato, sentito e voluto. Ancora una volta sembra che il nostro rock non tema concorrenze.

E’ un periodo che per questioni legate al nostro programma radio, areARock, in onda ogni mercoledì dalle 22.00 sulla webradio inondazioni.it ci stiamo dedicando un po’ a band che hanno nel loro dna la psichedelia nelle sue diverse forme. Sarà che in questi ultimi tempi le influenze delle letture che abbiam fatto nell’era covid hanno preso il sopravvento e, comunque, al di là di tutto ciò c’è da dire che continuamente riceviamo proposte di ascolto nelle quali riusciamo ancora a barcamenarci nonostante la cronica carenza di tempo a disposizione, ed è così che ci è giunta la proposta di questi ragazzi catanesi che debuttano con un bel disco, Solitaire. Ed andiamo a vedere ora di capire la proposta di questa nostrana band: dobbiamo dire che di sicuro il pezzo di apertura che inaugura l’ascolto di questo disco, Treefingers ha tutta l’aria di essere un’apertura a tutto psych molto suggestiva grazie ad un perfetto dosaggio tra le tastiere e voce, dosaggio che denota una personalità tutta Alcantara e, non è facile di questi tempi. E potrebbe sembrare strano ma pur nella quasi parallelità la chitarra non è quella di Gilmour ma di Sergio Manfredi che ha scritto questo pezzo insieme a Francesco Venti. Con Logan ci troviamo di fronte ad una ballata dove la voce la fa davvero da padrone su atmosfere da psichedelìa primordiale che ci riportano davvero indietro nel tempo, almeno musicalmente In chiusura una splendida chitarra che sprigiona tutta la sua forza calamitando la nostra attenzione per la sua verve quasi funky ma votata ampiamente al rock. L’arrivo di un psichedelico ingresso alla Money dei Pink è in realtà solo l’idea iniziale per introdurre la splendida Bad Bones che nella voce richiama forse un po’ troppo il Waters negli incisi ma che ha comunque potenza ed espressione da vendere. Sarà forse per quel suo lato oscuro ma qui tutto sembra il vorticare di girandole psichedeliche che confezionano un grande pezzo, quello che stiamo ascoltando. Quando arriva il momento di After The Flood sembra di trovarsi nel lunare mare della tranquillità grazie a suoni morbidi, spesso prolungati che danno il senso di libertà e con la solita chitarra che richiama, anche nella tecnica, svisature a volte ascoltate. Un brano lungo e bello da ascoltare e riascoltare. Solitaire, invece, che dà il titolo all’intero lavoro, è nella sua breve durata pura bellezza sonora capace di dare piacevoli brividi grazie anche ad un arpeggio elettrico semplice ed essenziale. Con Faith si giunge probabilmente al brano dove la chitarra e le sequenze osannanti assorbono maggiormente l’influenza psichedelica più marcatamente floyd. Per la seguente The Resistance c’è poco da dire data la somiglianza ad ulteriori atmosfere pinkfloydiane nonostante una bella voce che avrebbe potuto evocare meno Waters. Per fortuna la musica giunge in aiuto rendendo comunque anche questo pezzo, pur nella sua brevità, una lirica ben riuscita ed amalgamata con tutto quanto il precedente dell’album. Chiude l’altrettanto lunga Seasons che in rapporto a quanto fin qui ascoltato potrebbe essere considerata la sintesi di tutto questo lavoro del quale gli Alcantara sicuramente ne andranno fieri. Già perché ad ascoltare Solitaire la prima volta ci si stupisce, ad ascoltarlo per una seconda volta ci si innamora. A noi è capitato.

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