Jessica Pratt – Quiet Signs

Jessica Pratt ed il suo terzo lavoro, Quiet Signs. Un disco che vuol essere minimalista ma non lo è.

Dopo l’esordio del 2012 con l’omonimo Jessica Pratt, il successivo On Your Own Love Again del 2015, giunge ora per la cantautrice americana che non sa suonare la chitarra, il terzo album intitolato Quiet Signs, un disco che si propone con atmosfere vellutate e lievi che riconducono ad alcuni dei morbidi passaggi contenuti in diversi brani del canadese Neil Young. E così, in un condensato di tranquillità assoluta, l’artista statunitense continua a muoversi sempre su quei territori a lei consoni che si ispirano molto alla grande Joni Mitchell. Ma quella della Pratt, che è soprattutto una sua particolarità, è l’uso della voce capace di rendere le sue canzoni …. il mare calmo che ognuno di noi cerca. Infatti, nell’ascoltare i suoi lavori ciò che risalta di più è proprio quella voce misteriosa utilizzata come fosse uno strumento che dà ai testi maggiore efficacia come accade con il brano Opening Night con cui Jessica apre Quiet Signs Anche As The World Turns si pone all’attenzione per la soffice armonia di chitarra sormontata da una voce quasi celestiale che, giocando con atmosfere sempre più delicate, sembrano voler raccontare di paesaggi immacolati ed incontaminati. E mentre il racconto di Jessica sembra perdersi nelle inviolate terre desolate, giunge Fare Thee Well che sembra essere la nenia scritta per le voci di Joni Mitchell e Joan Baez, le grandi alle quali proprio la Pratt sembra fare riferimento nel suo cantato delicato ed armonioso anche se, poi, alla fine, il suo è uno stile del tutto personale. Here My Love è invece un pezzo seducente, e leggero, e se non fosse per alcuni tocchi di pianoforte, a noi risulterebbe essere anche un pò monotono. L’album prosegue ancora su questi toni vellutati con Poly Blue quasi un dolce sognare ad occhi aperti con l’inserimento di un bel passaggio di flauto che contrasta con il pianoforte appena percettibile. This Time Around grazie alla sua idilliaca atmosfera si pone come uno dei brani più belli in assoluto di Quiet Signsun pezzo di una bellezza disarmante insieme alla successiva Crossing che chiude il passaggio sull’amore cantato in questi ultimi tre pezzi, una conclusione degna di un sogno ad occhi aperti che guardano i confini di un mondo migliore…forse. Silent Song è armonia allo stato puro, poesia e nulla più, al quale si potrebbe aggiungere un po’ di sentimento allo stato puro se si volesse essere più pignoli. Purtroppo, e forse è un bene, brani così non possono essere descritti perché vanno solo ascoltati nella loro interezza per essere capiti. Chiude Quiet Signs la psichedelica Aeroplane che non ci fa certo pensare di trovarsi di fronte ad un capolavoro; infatti, questo è un buon disco si, utile a rilassarsi dopo una giornata di intense vicissitudini e nulla più. E non è nemmeno sufficiente chiamare questo disco minimalista perché, in fondo, ventotto minuti di nenie non sono il fulcro di chi il minimalismo lo ha reso un mestiere.

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