Le Orme – Contrappunti

Con Contrappunti, Le Orme adottano per la prima volta la tecnica della politonalità, segnale non indifferente che la band ha ormai raggiunto quella maturità musicale che mancava negli esordi quando erano più propensi al beat. Inoltre, con questo disco, la band fa un uso abbondante delle tastiere assegnando alla chitarra, in particolare a quella acustica che aveva prima giocato un ruolo principale, un posto quasi marginale. Questo nuovo modo di concepire la musica è, in particolare, riferita al tastierista Tony Pagliuca che in quel periodo aveva approfondito gli studi classici dotandosi così di una visione più ampia delle scritture musicali. Dopo l’esperienza vissuta con la pubblicazione di Felona e Sorona, questo nuovo disco appare ben più complesso dal lato musicale al punto che c’è da chiedersi se Le Orme hanno intenzione di compiere il passaggio definito ad un nuovo modo di fare musica in un periodo in cui, in modo particolare, gli Emerson, Lake & Palmer sono divenuti i veri alfieri. In realtà poi le loro composizioni pur avendo a che fare con arie tipicamente E.L.&.P. si stanno spingendo sempre più alla ricerca di un proprio sound che li contraddistingua dalle altre band che in quel periodo stanno invadendo il panorama italiano ed internazionale. Contrappunti diventa perciò tutto questo, e sia in apertura con il brano che dà il titolo all’album, sia con il ritorno all’acustico con Frutto Acerbo che riporta a quell’inconfondibile suono Orme, il disco diventa il sunto di un percorso partito da lontano che vede la band veneta tra i pilastri del rock tricolore. Per diventare però una band completa, il gruppo si spinge anche verso un nuovo sperimentalismo inserendo nel disco, come accade con Aliante, passaggi di funky di squisita fattura, presentandosi in forma sperimentale quando attaccano con il successivo India pieno di sinth che imitano i suoni di un probabile sitar che a noi avrebbe fatto piacere ascoltare davvero in questo pezzo. Ma le Orme non disdegnano mai i loro trascorsi e così con La Fabbricante D’Angeli si ritorna al passato recente. Con Notturno, diventa fondamentale qui l’apporto di Gian Piero Reverberi che riporta ad arie che solo un grande come Brian Eno ha saputo comporre mentre, con Maggio, un pezzo che si presenta anche lungo nel suo sviluppo, si ritorna a quelle influenze dei grandi E.L.&.P. Praticamente un po’ di tutto in questo Contrappunti che, pur lasciando leggermente delusi al primo ascolto, appare sempre più importante e fondamentale nella strada tracciata dal rock made in Italy del periodo. In questo album però ci sono anche risvolti sociali se si fa attenzione; infatti se prendiamo ad esempio Frutto Acerbo il pezzo tratta, attraverso il testo, di pubertà mentre con La Fabbricante D’Angeli la band prende posizione contro il fenomeno dell’aborto clandestino spezzando una lancia a favore di quello legalizzato. Questo lavoro de Le Orme, realizzato nel 1974 sembra essere non proprio omogeneo vista la molteplicità di stili presenti nelle musiche e nella loro composizione, ma ci dice che la band si sta probabilmente allontanando un po’ da quel progrock a cui ci aveva abituati, per intraprendere strade che si ritrovano in una sorta di sperimentalismo primordiale e, comunque, difficile da far digerire al pubblico in cui le Orme si rispecchiano con le loro produzioni. Sarà, ma Le Orme avranno ancora tanto da dire e da raccontare contribuendo a far crescere l’onda rock travolgente del nostro panorama. E ciò li conferma ancora uno di quei tasselli fondamentali ed importanti per la realizzazione di una cultura rock tutta italiana. Sono in molti a disdesgnare un po’ Contrappunti, in particolare i critici musicali più incalliti, ma si sa che ognuno ha il suo modo di intendere e sentire la musica; resta il fatto che anche con questo album Le Orme si rivelano quello che in realtà poi sono: i trasformisti del rock nostrano.

 

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