Tortoise – Tortoise

Il post rock deve molto, se non tutto ai Tortoise, band degli anni novanta che insieme ad altre, ma loro in modo massiccio, hanno dato vita ad un nuovo genere di rock, il post. Il post incorpora in sé varie tipologie di sound che vanno dal rock strumentale alla musica elettronica, dalla fusion al rock sperimentale ed è un genere che in molti tralasciano non considerandone davvero l’importanza. Eppure, basti pensare, o andare ad ascoltare band del calibro di Mogwai, Godspeed You! Black Emperor, This Will Destry You per rendersene conto. Ma partiamo dal principio: l’avvento del post rock chiude definitivamente, ed aggiungiamo noi, finalmente, l’epopea del punk aprendo ad un rock che è legato a quello della fine degli anni settanta. In questo filone “post”, certamente, i Tortoise rappresentano la punta di un iceberg da cui tutto ebbe inizio. Lo so, molti potranno non essere d’accordo, ma le mie letture, le mie ricerche, mi hanno portato a questa conclusione considerando che, tra l’altro, il materiale di studio a disposizione è abbastanza raro. Ed è così che il primo album dei Tortoise, omonimo, non è solo un prodotto che ha dato voce a questo nuovo genere ma ha anche potenziato quelle nuove sonorità progressive che provenivano dagli States. La band, composta quasi tutta da polistrumentisti permette loro di potersi liberamente esprimere nella ricercatezza sonora di un sound che è capillare, per certi versi meditativo, per altri molto sperimentale. Tortoise è un album ambiguo, buio, il cui suono si avvicina a certi stilemi garage ma mai chiassoso e sparato come avveniva con i dischi punk. I riff di chitarra, pur se apparentemente semplici, sono solo l’aggiunta ad un magistrale lavoro dove il basso è il mantra di tutto il divenire, Per avere conferma di ciò basta ascoltare attentamente Ry Cooder, pezzo davvero esplosivo nella sua delicatezza che vanta diverse chiavi di tempo e ritmo cangiante ai quali si aggiungono stati d’animo finalmente liberi dal martellante punk rock. Per dimostrare poi i riferimenti al fulgido periodo degli anni ‘70 c’è Corpone Bunch, che riconducendo a certi passaggi dei grandi Who si basa tutto sull’intreccio di basso, vibrafono e batteria che contribuisce così alla costruzione di quella bellissima ragnatela sonora che vanta ancora oggi la propria inimitabilità. Ed ecco qui svelato finalmente il segreto di questo meraviglioso Tortoise che manifesta fin da ora, come poi accadrà in futuro, quanto i Tortoise non siano poi una band vera e propria ma una specie di collettivo dove c’è chi viene e c’è chi va, non per futili motivi certo, ma perché la ricerca sonora è per questo gruppo una vera e propria religione. Tornando a questo album di debutto, Tortoise è il risultato di un approccio sperimentale dove sono utilizzati strumenti di vario genere come ad esempio marimbe, tastiere, sax, clavicembalo, il tutto affiancato da uno sterminato lavoro di effettistica e synth. Qui non occorre un’analisi dettagliata di tutti i brani dell’album, basti solo dire che tutto è strumentale con la ragguardevole nota che a rendere tutto ciò diverso ci sono ben due bassisti e tre percussionisti, un po’ come accade ora per i live dei King Crimson che si appoggiano a tre stupefacenti batterie. Insomma Tortoise è un album davvero originale e, per certi versi, stupefacente …. e non capita tutti i giorni di ascoltare musica così.

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