Ovunque

Ci giunge in redazione questo bel prodotto del power duo Ovunque, eugubini di provenienza e capaci di amalgamare suoni d’altri tempi quasi fossero una band con più componenti. Uccellani è davvero un portento alla chitarra, mentre Baldinelli fa da contrappeso a quel sound infuocato di chi ha al posto del sangue musica ad alto potenziale esplosivo. E non ci si mette poi molto ad innamorarsi di questa loro autoproduzione che come primo album è un biglietto da visita davvero eccellente. Il sound di questo combo è molto vicino a quello di un’altra band che conoscimo, gli Sdang, di cui abbiamo già parlato in passato su questo stesso sito anche se c’è sempre qualcosa di personale che li separa l’una dall’altra. Come accade spesso per questi gruppi combo non ci sono parole per riuscire a descriverne la proposta perché spesso, per i combo, l’essenzialità è la musica, il rock, quello fatto col cuore ma che palpita a mille. Si parte con Ragno che sembra essere l’incipit di quella musica che i Black Sabbath inserirono nel loro Vol IV; la chitarra, dai suoni essenziali, sa però come generare un rock ad alto potenziale ritmico che diventa gioco col il solismo marcato, distorto ed efficace di Federico Gioacchino Uccellani. Insomma una musica che naviga a suo agio tra dark ed eclettismo. Spigoli, richiama ritmi quasi grunge nell’incipit introduttivo, che diventano da subito una nenia rock capace di farti battere i piedi a pieno ritmo sostenendo i sogni che giungono attraverso le orecchie agli occhi. La cosa che più ammalia di questo bel pezzo è l’essenzialità ritmica che non travisa mai fuori dalle righe lasciando il dovuto spazio al possente rock di Uccellani. Se dovessimo parlare di leader qui non ne riusciamo a trovare perchè il duo sono l’essenzialità e la complementarietà l’uno dell’altro (non potrebbe esistere Uccellani se non ci fosse Baldinelli e viceversa) e questo è solo di grandi band (potrebbero diventarlo se il combo continua su questa linea). E’ quanto accade anche con il terzo brano di C’era Una Volta Ovunque, La Bestia, un pezzo che abbassa un po’ i toni rispetto ai precedenti ma che si rivela comunque un passaggio fondamentale del cd dove i due musicisti giocano a rincorrersi quasi a rimpiattino in un bel mix di pure rock. Con Maledetta il ritmo torna ad incalzare senza discostarsi molto dal resto dell’album che sembra essere sempre più un perfetto mix di suoni e ritmi. Anche qui il riporto a certe rock band del passato appare chiaro, ma il sound in realtà è sempre personale ed in bilico tra rock, grunge, hard, metal e così via. E poi la chitarra ha a disposizione, al contrario dei primi brani ben sette minuti per tirare fuori tutti i suoni possibili ed immaginabili, ma sempre ben compattati. Dopo il passaggio di Soffi giungiamo a Un Luogo Asciutto che ricorda certo iniziale sperimentalismo di stile hendrixiano dove il wha wha ha un ruolo più che di fondamento di rottura con i precedenti stili finora ascoltati. Anche qui ritmi basilari che si muovono tra piatti e charleston a sostegno di una dolcezza puramente ruvida di quella musica che Uccellani tira fuori. Gnu 2 torna agli inizi del disco con una marcata ritmica ed essenziali svisate di chitarra proponendoci un cambio di passo che va dal classico solismo rock ad uno più ricercato ed effettato. Chiude Io Non Porto Cappelli Blu, pezzo dal sound trascinante ed allo stesso tempo poliedrico per la sua capacità di sapersi trasformare. Alla fine di tutto quello che gli Ovunque riescono ad ottenere è un suono semplice ma energico, vario e diverso in ogni passaggio; il fatto poi che il C’era Una Volta Ovunque manchi completamente di qualsiasi pur minimo riferimento vocale la dice lunga su come questa band mette al di sopra tutto il suono superando cosi, completamente, armonie e rime che con il rock hanno poco a che fare. Insomma un bell’esordio, non c’è che dire!

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