Motorpsycho – 2019 – The Crucible

Quaranta minuti complessivi di The Crucible sono sufficienti a rendere l’idea che non c’è bisogno più di intere suite per capire quanto una band possa essere all’altezza

In questo album dei Motorpsycho l’aria che si respira a piene orecchie è quella tipicamente anni settanta; dentro ci sono suoni che richiamano i Thin Lizzy, gli Uriah Heep, suoni che diventano anche coinvolgenti dal punto di vista stilistico con passaggi compositivi che ricordano a volte gli Yes, a volte i Genesis, insomma un vero e proprio mix di suoni condensato in tre brani che sono davvero un piacere ascoltare per chi con certa musica è abituato a convivere. The Crucible è diverso dal punto di vista dell’estensione in rapporto al precedente, infatti rispetto a The Tower qui il suono resta comunque una bella mistura di progressive ed hard rock. E l’apertura di The Crucible, affidata a Psychotzar, spiazza completamente grazie anche a quella miriade di accordi che compongono il pezzo ma anche alle sequenze musicali che se possono sembrare nevrotiche in realtà hanno una sequenza ce dire magnetica è poco.  Lux Aeterna, secondo pezzo di The Crucible avviandosi con dolcezza ci si aspetta che mantenga la stessa veste per tutta la sua durata ed invece, la follia progressiva della grande composizione esplode in modo incantevole proponendosi in una forma da farci meravigliare per il salto da un genere all’altro. Ma l’imprevedibile è dietro l’angolo, infatti ecco giungere i caratteristici passaggi di un progressive e di un rock ad alta frequenza che, all’ottavo minuto, torna a placarsi riprendendo l’introduzione per chitarra acustica e voci che riesplodono in un sinfonismo progressivo d’alto livello. Se non fosse per la scorrevolezza dei pezzi contenuti in tutto l’album, ci verrebbe da dire che questo è probabilmente il brano che più di tutti ci ha colpito ma, stando così le cose, per quello cioè che finora abbiamo ascoltato, è tutto The Crucible che prende perché qui ci troviamo di fronte undici minuti di grande musica. Il pezzo che dà anche il titolo all’album, The Crucible, richiama lo stile dei grandi King Crimson con un aggrovigliarsi di passaggi che sembrano non avere alcun punto di riferimento se non quello di essere scorrevoli, piacevoli e godibili con quel progressive rock di vecchio stampo che ben conosciamo. The Crucible è anche un brano che nelle voci,  oltre a ricordarci certe atmosfere alla Crosby, Stills e Nash, diventa poi nell’immediato il sunto sonoro di Lux Aeterna e di The Crucible ascoltati in precedenza. Prendendo in considerazione l’intero lavoro dei Motorpsycho possiamo tranquillamente dire che qui ci si trova di fronte ad una di quelle band qualitativamente interessanti perché The Crucible è un lavoro in cui diversi generi del prog e del rock più datato sono miscelati in modo oltre che piacevole anche stimolante. Come vedete i quaranta minuti complessivi del disco bastano a rendere l’idea che non c’è tanto bisogno più di intere suite per capire quanto una band possa essere all’altezza di altre ben più blasonate. The Crucible è un album decisamente da ascoltare e riascoltare anche nel tempo.

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