Diaframma – L’Abisso

Tra indie, rock alternativo e così via, i Diaframma di Federico Fiumani dimostrano che hanno ancora tanto da dire. 

Con Federico Fiumani ci siamo conosciuti nel lontano 2005 quando contribuì, grazie all’apporto di amici comuni tra i quali il compianto Giancarlo Susanna, a partecipare alla realizzazione di una di quelle serate che non si possono facilmente dimenticare. Amici in quella sera ve ne erano tanti tra i quali i grandi e simpatici ragazzi di Cool Club che a Lecce ed in tutta la Puglia ma nel mondo dell’organizzazione musicale sono davvero una garanza. Ma torniamo a Federico….anzi a quei Diaframma che si sono formati a cavallo tra gli anni ’70 e gli anni ’80 e che abbiamo avuto il piacere di risentire nel 2016 con il loro Siberia Tour. Certo che a cambi di formazione questo nostrano gruppo che si trova bene a navigare tra post-punk, new wave e dark wave, ne ha conosciuti e ne conosce ancora con la produzione di questo nuovo lavoro che è il ventesimo in ordine…sparso. L’Abisso ci riporta a ripercorrere con la mente l’avvento del rock in Italia a ben cinque anni dalla loro penultima produzione, Preso Nel Vortice del 2013. E poi la nostalgia di ritornare a quanto questi ragazzi, ed in particolare Federico, hanno rappresentato per il passato della musica italiana, ci mette nella condizione di poter dire che il loro…è un ritorno benedetto. In questo disco, sono molti gli ospiti di riguardo che Fiumani porta con sé per nell’abisso del rock: il batterista di Irene Grandi, Fabrizio Morganti già in passato con i Minox, un gruppo dedito allo sperimentalismo, all’elettronica ed alla new wave; Andrea Mastropietro in arte L’Albero che si cimenta con una sorta di psychedelic italiano alternando il soft al pop e ciò lo si capisce da subito ascoltando il suo Oltre Quello Che C’è. Ma veniamo ai brani di questo lavoro che pone ancora una volta i Diaframma sul terreno di una nuova genialità musicale, che mutevole per quanto possa sembrare, li ha da sempre contraddistinti. Il brano di avvio de L’AbissoLeggerezza, è da subito irruente, come se stesse per annunciare l’ingresso della formazione fiorentina a casa di ognuno di noi, un pezzo che è proprio il giusto incipit per annunciare quell’abisso sempre pensato e mai raggiunto, la leggerezza, appunto, di un amore dove la passione è tutto anche se poi l’incipit centrale riporta a vecchie influenze waveggianti all’italian style. E se poi bisogna aggiungere qualcosa c’è da dire che certe intonazioni ricordano – a noi che scriviamo – alcune arie lolliane, ma si sa che per fortuna ognuno ha il proprio colore e, Fiumani, ha il colore di una voce che non stanca mai di essere ascoltata. La chitarra di Fiumani, toccata alla sua maniera, ci introduce a Il Figlio Di Dio che ricorda certe atmosfere deandreiane dipinte con sapienza da un sound leggero e penetrante allo stesso tempo, anche se poi alla fine ciò che risalta di più è quella melodia che guarda ai mai tramontati anni ’70. Con L’Impero Del Male, Federico tocca probabilmente quelle che sono alcune parti della vita privata con un altalenarsi di atmosfere indie e underground come è sempre piaciuto fare a questo nostrano artista che, senza scrupolo, è sempre da apprezzare. La dolcezza della plettrata sulla chitarra apre a Così Delicatache è uno dei pezzi che ci son piaciuti di più, forse perché l’uso della chitarra in modalità Fiumani è il segreto di tutta un’atmosfera particolare che, gustata con sagacia, è il segreto di gran parte del sound di questi Diaframma che non si smentiscono mai…nonostante l’età. Ed è giusto che a questo punto del CD, dopo la tranquillità di Così Delicata giunga quel I Ragazzi Stanno Beneche, anche se come frase è inserita in una vecchia canzone di Ligabue, in realtà qui sembra un pezzo che i Diaframma hanno composto, come si dice, per suonarsela un po’ da soli, con in più una citazione tratta da un brano degli Who in The Kids Are Allright. E come per gli Who il dissacrare con il rock era puro moods, anche qui, in questo pezzo c’è quel gusto di puro divertimento nel fare musica, un gusto che giunge a chi ascolta allo stesso modo di chi la compone ma con una forte dose critica di ciò che ci circonda. Insomma il rock che si fa sempre più portavoce di un mondo che gira al contrario. Sarà un caso, ma a noi personalmente, questi ultimi due brani sembrano i migliori di tutto L’AbissoEllis Island, 1901, potrebbe sembrare anche un pezzo votato al progressive ma in realtà il moog presente è utilizzato in una forma diversa dal prog e ciò grazie anche ad un sostegno chitarristico di concezione diversa. Con Le Auto Di Notte ci addentriamo nelle ballate stile Fiumani che individua nelle auto le istituzioni e le regole che se non rispettiamo per noi andrà sempre peggio, insomma un modo di dire la sua….politicamente con la musica. E qui è d’obbligo per i Diaframma il punto esclamativo (!). E così capita che anche in Non Posso Separarmi Da Te, quello che emerge è uno scoraggiamento anche nell’amore e in quello che rappresenta e può rappresentare per un uomo ed una donna, un tema che aleggia quanto mai in questo nuovo lavoro dei Diaframma…già l’amore.

Il penultimo pezzo dell’album, Fica Power invece parla dello strapotere delle donne, della loro influenza sull’uomo e della sua rinuncia alla procreazione per raggiungere il potere. Alta filosofia da Diaframma insomma. La chiusura invece, tanto per sprofondare ancora di più in quell’abisso ideale che la band fiorentina propone, Luce Del Giorno, parla ancora di una donna, di amore, ma lo fa con quella energia ed allo stesso tempo delicatezza che solo il suono Diaframma poteva immaginare così. Di sicuro il pezzo più speranzoso di tutto L’Abisso nel quale, volentieri, siamo scesi insieme a questi ragazzi che tra indie, rock alternativo e così via, dimostrano che nonostante il tempo hanno ancora tanto da dire.

 

Ti potrebbe interessare