Sabbia – 2018 – Kalijombre

Un motivo per essere inseriti con Kalijombre nelle classifiche dei migliori dischi del 2018 di sicuro c’è. Ma ce ne sono altri nascosti che solo un attento ascolto di questa ultima produzione dei Sabbia conferma quanto ne pensiamo di loro

Se i Sabbia sono a pieno titolo inseriti con la loro ultima produzione, Kalijombre, da alcune riviste e siti di settore tra i dieci migliori dischi di questo 2018 che giunge ormai al termine un motivo di sicuro ci sarà. Ebbene, quando ci siamo occupati per la prima volta di questa band, nel 2017, in occasione dell’uscita del loro omonimo primo lavoro, siamo rimasti colpiti sia dai suoni registrati in diretta che dalle atmosfere che questi ragazzi hanno creato e che spaziano tra un raffinato jazz intriso di tutti quei passaggi di derivazione prog e una pura ricerca sonora che non può essere trascurata. Oggi che i Sabbia tornano sul mercato con Kalijombre, ciò che ci colpisce ancor di più è quel notevole balzo in avanti che la band ha saputo realizzare in  fatto di ricerca musicale e contaminazione, un po’ come accaduto per i primi, fantastici Area. Infatti è proprio questa nuova produzione che ci dà conferma di quanto i Sabbia siano maturati e, in campo musicale, maturare una così vasta esperienza di ricerca la dice lunga fin dove potranno giungere in futuro. In Kalijombre sembra di trovarsi ad esplorare quel territorio a noi caro fatto di incroci ed intrecci tra diversi linguaggi sonori, terreno quanto mai fertile al quale siamo abituati per appartenenza ad una terra che ha i lineamenti di diverse culture. Kalijombre ci riporta addirittura indietro a certe sonorità come quelle dei Pontiak, la band americana nata sulla scia di un potente mix dove blues, psichedelìa ed hard rock la fanno da padrone anche se i Sabbia sono capaci di lavorare su scie diverse dagli statunitensi, più vicine alla nostra realtà territoriale ed alle nostre contaminazioni popolari. Con Kalijombre tutto è fatto per colpire chi ascolta; qui c’è tanto di quel retrò che richiama alla mente artisti come John Cale e Lou Reed, autori di quel fantastico Songs For Drella dedicato all’amico Andy Warhol, o, sempre per citare Lou Reed, il fantastico concerto con l’amico Doug Yule, anche lui dei Velvet Underground. Potrete anche prendere per pazzo chi scrive, ma i Sabbia certi paragoni non solo se li meritano a pieno titolo, ma  devono considerarsi come quel mantra che li guida e li ha guidati in queste prime due produzioni che sono semplicemente da botto. I Sabbia piacciono perché anche con questa nuova uscita dimostrano di essere fuori dal circolo vizioso del “solito”. Infatti eliminano gran parte di quelle distorsioni presenti nell’album di debutto e le sostituiscono con quello stato di estensione del suono che tanto li caratterizza. Kalijombre è un lavoro che non può mancare nelle discoteche di chi è appassionato di scelte fuori dal consueto, e poi il fatto di muoversi anche intorno a quei territori che appartengono a nomi quali gli Swans o i Sonic Youth più melodici, danno un sapore del tutto diverso ad un album che a giusta ragione in molti hanno dichiarato tra i migliori lavori di questo 2018. Io le mie classifiche le ho già fatte, ed anche se Kalijombre non risulta essere inserito tra queste, non vuol dire che un posto nella mia discoteca non sia stato già occupato.

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