Zeffjack – Friendless

Se qualcuno di voi avesse voglia di ascoltare della musica che viaggia tra rock, new wave e punk, e comunque musica fatta con l’anima, questo allora è il disco giusto. Anzi, aggiungiamo che le correnti di questa loro interpretazione sembrano sfociare in quella spiccata psichedelìa che successivamente ha tentato di trasformarsi in qualcosa di più complesso. Qui tutte le composizioni sono legate a stati d’animo sì, ma anche alla necessità di soddisfare le sempre più ardite scelte musicali che caratterizzano la nostra epoca anche nella musica, sviscerata com’è dalla disponibilità di sempre più sofisticati programmi e software. In Friendless però quello che ci colpisce in particolare è il fatto che i suoni sono quelli nati dalle potenzialità strumentali della band che con questo disco lascia il segno. Dieci brani in cui chi ha sonorità oltre i limiti si ritrova facilmente, e ciò avviene già con il pezzo di apertura, Mont Blanc, che sa di un pop noise d’altri tempi perché vi ci si trovano sonorità vicino al rock di stampo americano che pescano in band stile Warlocks. In Mont Blanc il basso regna sovrano anzi, fa interludio al pezzo successivo Arnold Press, un post punk dal suono snaturato di una chitarra che stacca in maniera forse, un po’ troppo esagerata come accade nella parte finale. Poretti Party si proietta immediatamente in vorticose cavalcate chitarristiche alla maniera dei Sonic Youth degli albori e a nostro parere non è poi così male, anzi, il rock lo si sente eccome pur se un cambio in corsa avrebbe fatto bene alla sostanza del pezzo. Comunque sia non mancano gli ammiccamenti a quel post rock di fattura elevata che in molti conosciamo. Ma basta poco a sfatare queste nostre riflessioni perchè il pezzo successivo è proprio quello che ci si aspettava a questo punto; infatti, Starting Light pur mantenendo inalterata la sezione ritmica che abbiamo trovato in Poretti Party da davvero la sensazione di trovarsi in un mondo che fa da spartiacque tra punk e post grazie all’uso incontrastato di passaggi che si perdono in ottave distorte. La traccia successiva, St Anthony’s Fire, pur sembrando caotica ed irriverente mette in piena luce le capacità strumentali della band che qui con gli strumenti gioca a vorticosi inseguimenti per giungere a quell’esplosione di sensazioni che solo certo sound può dare. Effettivamente questo è per noi il pezzo più trascinante di tutto questo disco che va ascoltato con attenzione, possibilmente a volume “sparato” come si usa dire nel gergo più consono alla new wave ed al punk. Demo Cemetery è sui quei livelli di post rock che a noi fanno rizzare i capelli (per la verità ne abbiamo pochi) ma il sound è così ben strutturato da apparire immediatamente compatto e inquieto come si aggrada a stilemi alla Sigur Ròs e qui, in questo pezzo, tutta la comunicabilità dei Zeffjack si esprime ai suoi massimi livelli. Deep Impact è rock alternativo stile Verdena e simili insomma vero e proprio rock alternative-indie che non disdegna a questo punto del cd. Anzi i suoni sono qui più puliti, ben miscelati, e danno il senso di dove questi Zeffjack hanno intenzione di arrivare (speriamo). Da California Butterfly a Number 9 a Fade Out, ultime tre tracce che chiudono Friendless, gli Zeffjack mettono in pratica tutto quanto fin qui ascoltato, esaltando il fascino di un cd che oltre a punk, new wave e post rock fa risaltare le loro capacità di saper creare dell’ottima musica strumentale, senza fronzoli, mirando alla concretezza ed all’esaltazione della creatività che contraddistingue questa band nostrana. Se per per gli Zeffjazk, Friendless è un disco d’esordio, è appena il caso di aggiungere che continuando così saranno in grado di ritagliarsi uno spazio nel variegato panorama indie nostrano che spesso nasconde veri e propri capolavori. E se in questo disco creatività è anche sinonimo di rabbia beh, allora, grazie al sound che qui ci è apparso intenso come non mai, gli Zeffjack faranno molta strada.

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