T. Rex – Prophets, Seers & Sages

Quando Marc Bolan apparve sulla scena, e proprio in un periodo che presagiva cambiamenti fondamentali per la società del futuro, si capì da subito quanto il mondo degli elfi e delle storie stralunate e fiabesche avevano influenzato colui che era destinato a diventare una delle stelle più splendenti del firmamento rock. In realtà Prophets, Seers & Sages non si considerava tanto il primo lavoro dei T.Rex (e lo è a tutt’oggi ancora per molti) quanto la mitica produzione del duo Marc Bolan – Steve Peregrin Took, tra l’altro ottimo percussionista. Prophets, Seers & Sages è un album che, nonostante quello che critici più acclamati possono affermare, si presenta al nostro ascolto in una forma ben delineata sia nella scrittura che nella proposta. La voce di Bolan qui ha il suo notevole impatto alla pari della composizione musicale che sembra essere anticipare il messaggio radio della venuta sulla terra di una imminente avanguardia che sta per precipitare sulla scena internazionale come un meteorite (leggi David Bowie). Infatti, la mistura tra folk, psychedelìa ed avanguardismo (dell’epoca) fanno da subito pensare  che c’è qualcosa di nuovo nell’aria, fuori dai canoni del momento storico musicale in cui siamo. E basta questo per chiedersi come mai quest’album sia considerato una produzione sommessa, quasi senza alcun senso …… Certo qui il glam non si riesce proprio a percepirlo, anzi sembra più di trovarsi nella zona acida del folk con canzoni brevi che sembrano esprimere di concetti incompleti, buttati lì per caso e non frutto di uno spunto degno del nome Bolan che è comunque in via di definizione. Se si valuta attentamente tutto Prophets, Seers & Sages, si può notare come l’apertura, affidata a Deboraarobed, è quanto mai promettente perchè prelude già ad un susseguirsi di brevi pezzi che restano comunque d’impatto grazie anche all’apporto di Took che si propone con un modo nuovo di concepire il percussionismo inteso più come ricerca  e studio che come mero supporto. Comunque sia lo stile di acid folk non manca anche se in quel periodo fu troppo sottovalutato per finire successivamente ad essere apprezzato da tanti musicofili. E così accade che quando ci si trova di fronte a brani come Salamanda Palaganda o Oh Harley (The Saltimbanques) il groove diventa un supporto essenziale nello componentistica del disco che diviene, passo dopo passo, il preludio ad una storia che anticipa la nascita di un mito, quella dei T. Rex. Con Stacey Grove l’orecchiabilità diventa di casa, anche se la storia raccontata dal pezzo è quella di un mondo fiabesco dove la è narrata la storia di un profeta errante che dopo aver assunto del succo di ghianda si addormenta appoggiato su un registro insieme al suo cane. Accade poi che nella nostra breve analisi il pezzo successivo, Wind Quartets, diventa, di fatto, uno dei migliori risvolti di Prophets, Seers & Sages grazie soprattutto ad una elaborazione dolce ed ad un testo che è colmo di immagini originali, una vera e propria fiaba in stile folk rock insomma. Ma non vogliamo star qui ad analizzare ogni singolo passaggio di questo album perché è giusto che ve ne rendiate conto andando a recuperare in rete il disco (se non ce l’avete). Se si vuole comprendere in pieno l’importanza di Marc Bolan nell’evoluzione della musica rock, e del glam in particolare, è necessario muoversi lungo tutte le composizioni realizzate nell’arco di una carriera, che come tutti ben sappiamo si è tragicamente conclusa con il terribile incidente stradale che vide Bolan coinvolto. La proposta di ascolto di questo lavoro pre-T.Rex si rende necessaria per capire e comprendere perché, ancora oggi, la figura di Marc Bolan è così popolare sia tra i musicofili che tra la gente comune. Se nelle nostre prime parti dedicate al glam rock in cui vi abbiamo portato nel mondo dei lustrini e di una concezione di rock diversa dai soliti canoni, siamo riusciti a coinvolgervi positivamente, l’ascolto di questo disco dei nascenti T.Rex vi potrà probabilmente stupire. Ma fate in modo che ciò che ascoltate non siano da subito etichettate come canzonette perché magari di breve durata, ma il tutto sia preludio a quella immortalità raggiunta da uno dei più grandi artisti, e geni venuti su questo pianeta,  che corrisponde al nome di un folletto: Marc Bolan.

 

 

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