Quadrosonar – Fuga Sul Pianeta Rosso

Esordio discografico convincente quello dei Quadrosonar che con Fuga Sul Pianeta Rosso fanno assumere al viaggio quella centralità attorno alla quale si strutturano tutta una serie di racconti che si trasformano in musica. Ed infatti il disco sembra assurgere ad essere una vera e propria colonna sonora di quel viaggio attraverso la nostra società vista come un mondo alieno al quale non si può rinunciare. L’inquietudine è ciò che di fatto trapela dal disco, un messaggio oggi più che attuale perché le sensazioni sono quelle quotidiane, fatte di apprensioni, di incomprensioni, di tutte quelle false promesse che attimo dopo attimo ci vengono propinate. Fuga Sul Pianeta Rosso è ricerca personale si ma anche musicale perchè capace di pescare in quel sound che la scena internazionale ci propone di questi tempi. Basti pensare a quanta bella psichedelìa è presente in questo lavoro che, se pur contaminata, è ben intrecciata con lo stile musicale in voga negli anni ottanta ma mai imitativa anzi, del tutto personalizzata. E’ vero anche che la nostalgia è alla base di questo viaggio, ma i Quadrosonar, che musicalmente navigano tra rock e progressive, ci offrono un bel lavoro che riascolti volentieri perché quello che trapela qui è un messaggio che appartiene a tutti noi. E poi i dieci pezzi che il cd contiene hanno nella loro composizione quella bella fusione che viaggia tra progressive, pop ed un wave vecchio stampo che non disdegna assolutamente. In campo indipendente, Fuga Sul Pianeta Rosso lo si può definire come uno dei migliori esordi di questo anno perché contiene un suono che è molto personale, così caratteristico che alla fine dell’ascolto si capisce quanto questa produzione si differenzi dalle altre che il mercato mette in circolazione. Sin dall’apertura, affidata ad Ammartaggio, il viaggio dei Quadrosonar sembra aprirsi a quei mondi lontani che spesso ritroviamo nel nostro quotidiano vivere così come quel Can Che Abbaia che si rifà a strutture lontane alla Decibel o a suoni dello stesso periodo, ma comunque attualizzate da un’indie onnipresente. Cosa Resta Di Me con lo slang chitarristico d’apertura è ancora atmosfera irreale come i due precedenti, segno inequivocabile di un viaggio che continua, quasi a confermare che questo poi non è un album a sé ma appare quasi come un concept. Di sicuro qui l’influenza nel cantato di un certo Manuel Agnelli sembra essere presente ma è solo una sensazione che si prova all’ascolto perché in Cosa Resta Di Me tutto è ben costruito compreso quel finale da comunicazione interstellare. Un nuovo spunto viene da Zero che aprendosi all’elettronica fa virare il disco come se davvero fosse un’astronave. Con L’Apatia Sociale il ritmo si fa incessante a tal punto da farci piombare in un pop contaminato da strutture che ricordano vagamente i Timoria degli esordi mentre la bellezza sonora di Un Istante Su Marte è quanto di meglio questo disco possa trasmettere: Infatti, la dolcezza del suono e la possenza di una voce che trasmette sensazioni lontane, ci fa comprendere che il viaggio della navicella Quadrosonar è ormai entrata nell’atmosfera marziana. Già proprio come quel lem che alle 05.59 a.m. si stacca dal razzo per intraprendere la discesa su pianeta rosso. Qui i bei riff chitarristici ci danno proprio quella giusta sensazione di attesa prima di toccare il suolo marziano. Probabilmente il pezzo che ci colpisce di più perché l’indie che emana è quello a cui siamo sovente abituati. Stesso dicasi per il successivo Lacune che è quasi un preludio al successivo Nella Mia Città una sorta di inno alla casa che abbiamo voluto abbandonare per intraprendere questo viaggio interstellare. Lunasia, ultimo brano in progressione, è il giusto modo di finire questo viaggio che ci ha portato nei meandri delle nostre coscienze, ma anche delle nostre menti sempre più soggette agli umori di un mondo in disfacimento totale. Ed allora perché non approfittare di questa nave spaziale che i Quadrosonar ci hanno messo a disposizione’ Perché non approfittare di questi attimi in musica che oltre a farci viaggiare ci hanno fatto sognare. Non ci siamo mai spinti oltre la proposizione di bei dischi ma qui vogliamo spingerci un po’ in là: non perdetevi l’ascolto di Fuga Sul Pianeta Rosso, potreste pentirvene.

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