Peter Hammill – In Camera

Dopo la pubblicazione di The Silent Corner And The Empty Stage, Peter Hammill, il poliedrico artista che ha dato ai Van Der Graaf Generator un’ anima, realizza un’altro capolavoro che non ci si stanca mai di ascoltare, In Camera, album di spessore unico, carico di quelle atmosfere care a questo artista che si è guadagnato un posto d’onore nell’olimpo della musica e della scrittura dei testi. Intimista da sempre nelle sue composizioni, anche in questo lavoro del ’74, Hammill butta dentro tutte le malinconie e l’oscurità dell’animo toccando apici musicali che chi lo ha sempre seguito sa quanto siano ricercati. Se mi volete lasciar passare un termine consono a questo In Camera, non basta dire che questo album è pura ortodossia perché va contro tutte le metriche musicali e compositive, ma è anche un sublime concentrato di pura follia musicale. E’ inutile dirlo qui c’è prog, proto prog, proto folk, folk allo stato puro e la follia sta proprio qui, nel saper miscelare attentamente tutte le derivazioni in questa nuova idea partorita per la maggior parte dei pezzi nella propria casa ….. ma anche all’inferno, in quella tetra oscurità che esalta l’animo. In Camera è un album contemplativo in tutti i suoi pezzi, un piccolo capolavoro dove le canzoni oltre ad essere originali (e d’altronde Hammill lo è sempre stato geniale), sono piccole sperimentazioni senza pietà per chi le ascolta, capaci di sprizzare freschezza ed originalità in ogni passaggio. Basti per questo ascoltare i due brani Gog e Magog (In Bromine Chambers) che in soli diciotto minuti proietta chi lo ascolta tra inferno e paradiso evocando immagini di religiosità e soprannaturale. L’apertura di In Camera, affidata a Ferret e Featherbird, conquista immediatamente grazie a chitarra e pianoforte che cuciono, in maniera unica, un suono che si avvicina molto allo sperimentalismo pinkfloydiano di Syd Barrett dove l’inserimento della voce di Hammill contribuisce a rendere impregnato di romanticismo un pezzo già di per se meraviglioso. No More è il volto più perfido dell’Hammill che con questo disco tenta di spingersi oltre i confini dell’oscurità dove a ritrovarsi sembrano i fantasmi del passato vandergraffiano. Infatti, proprio con la successiva Tapeworm ritornano i fasti di quel generatore di suoni che in tanti abbiamo apprezzato; qui a dettare legge sono i sincronismi perfetti degli strumenti ed un gioco vocale a dir poco sublime. Con Again la sensibilità di un’artista dai molteplici volti, la si capta direttamente sulla pelle … d’oca perché tutto l’universo poetico e scuro di Hammill viaggia qui su quella sottile linea che segna il confine tra l’art e il puro rock senza fronzoli e schitarrate. Anche la successiva Faint-Heart and the Sermon offre quello che di meglio Hammill sa fare, vale a dire sermonizzare un pezzo dove le parole assumono una guida unica per capire quanto precipizio ci attende prima di giungere all’inferno attraverso il passaggio nelle tenebre. Un vero e proprio anticipo di ciò che avverrà nei successivi Gog e Magog (in Bromine Chambers) che è una vera e propria mini opera rock che si rifà molto alla musicalità progressive e gotica, un segmento colmo di effetti sonori e rumori dove dominano le tastiere e le percussioni che proiettano il grande artista in altri sperimentalismi sonori. Fatto è che tutto In Camera è impressionante, un lavoro composto ed eseguito da un genio che nel 1974 era proiettato già al minimalismo, molto orientato allo sperimentalismo vocale ma che tenta anche di scrollarsi di dosso quello che i Van Der Graaf Generator avevano rappresentato proprio con Hammill. Di certo In Camera è l’album solista di Hammill più denso in termini di suono e lirismo, ma anche quello che emana più coerenza ed inimitabilità. Comunque sia l’unicità di In Camera la si trova in diverse ragioni: è la prima volta che Hammill registra un album da solista e senza il supporto dei Van Der Graaf Generator, anche se il batterista Guy Evans lo troviamo in due tracce (Tapeworm e Gog); è un lavoro dove lo stesso Hammill utilizza molti più sintetizzatori con le tecniche di programmazione di David Hentschel; ma la cosa interessante sui tutte è anche che In Camera, composto interamente tra le mura di casa, è stato poi completato presso i Trident Studio di Londra dove ha aggiunto la voce, synth e mellotron. Insomma, una grande mente al soldo del rock più avanzato e ricercato.

 

 

 

 

Ti potrebbe interessare