Haedon – Sunrise

Il disco d’esordio degli Haedon, Sunrise, racconta delle debolezze e delle sofferenze dell’uomo sempre più sopraffatto da una società votata al non guardarsi più intorno intenta com’è a rincorrere sempre più ferocemente i fantasmi delle apparecchiature elettroniche. Lo si denota anche dalla vena di sperimentazione compositiva che la formazione di Udine fa trasudare da questa prima produzione che viaggia tra un bel rock progressive ed un metal mai strabordante, ben delineato com’è all’interno di una metrica musicale concepita con … tanto di cappello. Votati ad una composizione variegata infarcita di sperimentazione, il disco è un continuo zampillare di suoni che si rincorrono su una struttura che non lascia nulla al caso, anzi sembra essere stata concepita quasi come un’opera. Nonostante il sound provenga da diverse matrici di riferimento (Pendagron, Marillion etc.) gli Haedon hanno dalla loro una vivacità che lascia senza fiato, sopratutto per lo stile con cui interpretano la musica. Già perché spesso nelle produzioni, in particolare nelle prime di molti gruppi, la tendenza all’imitazione spesso delude; qui invece di delusione non c’è proprio nulla. La limpidezza dei suoni e la squisitezza del disco lasciano … sorpresi … e che bella sorpresa! Già dal brano di apertura Thoght’s’n’Sparks si capisce quanto abbiamo appena affermato, e nel proseguire l’ascolto questo concetto appena espresso diventa ancora più lineare. Chaotic Picture, che si presenta con i tempi tipici del progressive, ha nelle chitarre lo sviluppo di un intreccio delicato e rispettoso della metrica assegnata agli strumenti. Bella qui l’introduzione tastieristica che riporta ad atmosfere surreali, un po’ come se ci si trovasse a galleggiare tra il cielo e la terra, dove si trovano proprio le debolezze umane a lievitare in quel punto preciso del mondo. Il terzo pezzo di questo disco, che inizia davvero a piacerci (scriviamo con le cuffiette dopo diversi ascolti), I, Divided è imperniato su un inizio di fantasioso ed arioso allo stesso tempo,  che mettono in risalto la bella voce di Federico Driutti, che si accompagna alle tastiere sostenute dal chitarrismo di Floreani e Flumiani che implodendo con tocchi da “maestri” contribuiscono al completamento del pezzo grazie ai continui e repenti cambi di tempo che lo rendono davvero entusiasmante. Il tribalismo della quarta tracia, Never Thoght, ci riporta con i piedi per terra grazie alla presenza di chitarre acustiche che, seppur sostenute da un bel ritmo ancestrale, cuciono e ricamano vere e proprie saggezze di musica. Quasi un anticipo alla melodia di Lightline che si avvia con una chitarra alla Hackett con richiami del tutto personali al sound genesiano che i ragazzi friuliani sviluppano durante l’intero pezzo che diventa comunque, nel complesso, il pezzo che più ci più affascina. Hopeless Dance è davvero complesso a descrivere per tutta la struttura che gli Haedon hanno voluto imporgli; il rock di matrice metal lo si sente eccome, ma non si spinge mai oltre per la caratteristica mescolanza con un quel progressive di concezione tipicamente haedoniana e che apre la strada al pezzo conclusivo che dà il titolo a quest’esordio da dieci e lode. Sunrise apre con tastiere che riportano davvero indietro nel tempo, a quegli anni gloriosi un cui un certo Tony Banks ricamava alchimie complesse che hanno fatto la scuola del prog inglese, ma qui siamo al presente, ed in Italia per di più, grazie ad una band che già da questo esordio discografico dimostra di avere carattere. Tutto il disco è un vero e proprio suggello di suoni, armonie ed equilibri sonori, con poco spazio alle parole e tanto alla musica; forse ci si aspetta proprio questo in genere dalle band e qui i testi sono davvero centellinati. La riuscita è davvero ottima come si denota anche dalla copertina ben confezionata che ho girato e rigirato tra le mani durante l’ascolto di tutto il disco … che non ha avuto neanche un accenno di pausa. Strano a dirsi perché siamo bel oltre la mezzanotte e … se il buongiorno si vede dal mattino … beh rimettiamo di nuovo questo bel lavoro degli Haedon ai quali, stanotte, spetta l’onore del compact.

 

 

 

Ti potrebbe interessare