Balletto di Bronzo – Ys

Arrangiamenti perfetti e mai banali, complesse parti strumentali, concept e non solo per un album che resta nella storia del progressive italiano ma che fu preso ad esempio anche da altri gruppi all’estero. Insomma Ys del Balletto Di Bronzo è una vera e propria perla per chi ama questo genere di musica. Inizia così nel 1970 la storia del Balletto, quando danno alle stampe Sirio 2222 e due anni dopo questo Ys con una formazione rimaneggiata che vede l’ingresso di un certo Gianni Leone, un musicista che sin da subito dimostra di che pasta è fatto con la voce e con l’uso delle tastiere, un uso che lo porterà ad essere definito uno dei più grandi tastieristi rock di tutti i tempi. L’album si presenta come un concept in cui si parla dell’ultimo uomo che è rimasto sulla terra, un essere che affronta un viaggio prima di scomparire così come avvenne per l’isola YS che sprofonda nelle acque, come quella leggenda celtica alla quale si ispira, direttamente tratta da un libro. L’ascolto si presenta tra rock progressivo ed infinita dolcezza che si trasforma in una sorta di isterismo anche tastieristico, un bel percorso che resta impresso anche a distanza di tempo. Ed è proprio quel tastierismo illuminante la vera base di tutto il lavoro, una sorta di rivoluzione sonora che nulla ha da invidiare ai mostri sacri del progressive che a quel tempo infestavano i piatti dei nostri giradischi. Tra il chitarrismo di Lino Ajello, il basso di Vito Mannari, e la batteria di Stinga, Gianni Leone si intrufola con la voce e le tastiere che sono in grado di aumentare notevolmente l’apprezzabilità di questo lavoro che resta negli annali della musica italiana, del rock tricolore in particolare. Di sicuro un album di grande impegno sonoro anche se la voce, a tratti, sembra perdersi nella complessità dei suoni. Ma ci sono anche i testi a rendere unico questo Ys che se lascia spazio ad immaginazioni sonore, apre alle liriche in maniera differente rendendo questo lavoro unico ed apprezzabilissimo. Ed è proprio su quelle immaginazioni sonore che ritroviamo poi una certa apertura verso quella che è la musica colta o almeno quella della quale abbiamo letto in questi giorni con l’ultimo lavoro di Paolo Tarsi. Ys si presenta al pubblico con la durata di soli trentasette minuti, senza nessuna caduta musicale e corale, un disco che partendo dall’Introduzione giunge a quell’Epilogo finale corposo ed intellettualistico, quasi un Villari della musica, dove mellotron ed organo sono le strutture su cui poggia l’intero pentagramma. Ed è proprio in quell’Epilogo nel quale tutta la vena compositiva e la forza musicale del Balletto di Bronzo si sfoga senza porsi alcun freno. Ed il bello di Ys sta tutto nella completa assenza di melodia sostenuta dalla chitarra di Lino Ajello che sembra aver preso lezioni da un certo Fripp, così come batteria e coro sembrano viaggiare per proprio conto confondendo e scomponendo gli spazi che sono lasciati loro a disposizione. A ciò si aggiungano quelle atmosfere tipiche di un jazz che si fa duro capace di frammentare a dismisura i vari passaggi che questo disco, musicalmente parlando, contiene. Insomma un vero e proprio capolavoro dal quale è impossibile prescindere perché, Ys è tutto quello che il progressive di quel periodo aveva concepito e non solo quello, perché Ys è un vero e proprio capolavoro e non c’è bisogno di suite che durano le due facciate di un Lp per farlo apprezzare, bastano pochi minuti, pochi attimi per capire come la “buona musica” non ha etichette ma solo bravi e capaci maestri, anzi, strumentisti. Un disco sconvolgente nel vero senso della parola, un lavoro capace di viaggiare nelle composizioni bachiane così come in quelle allucinanti dei Crimson, ma un lavoro anche molto avanguardistico. Sarà una nostra impressione ma la breve durata della band ha tolto a tutto il progressive tricolore un’importante sviluppo futuro. Peccato che il Balletto di Bronzo abbia avuto questa breve durata; se fosse andata avanti l’avventura della band, probabilmente staremmo parlando in modo completamente diverso sia di questo disco che del progressive italiano, e non solo di quello. Comunque sia ogni tanto riascoltate questo Ys perché è un album storico, infatti, come ebbe a scrivere all’epoca la nota rivista Ciao 2001 “il Balletto di Bronzo è stato il primo gruppo italiano ad essere distribuito in Germania ed in tutto il mondo ….. e con i testi cantati in italiano”. Che sia di viatico a qualcosa di diverso in questa giornata?

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