Lou Reed – The Raven

Probabilmente non ce ne sarebbe stato bisogno, ma un fiore del male come Lou Reed poteva mancare l’appuntamento con uno degli esponenti più importanti di quella fase letteraria “nera” entrata a far parte del nostro quotidiano? Le angosce umane, allora interpretate magistralmente dal poeta e scrittore statunitense attraverso le sue poesie ed i suoi racconti, sono divenuti ben presto la base di quel lavoro discografico che Lou Reed ha prodotto nel 2003. The Raven è il lavoro più maturo di tutta la produzione louridiana, ma anche dell’uomo Reed che è passato da Delmore Schwartz, suo insegnante all’università, ad Andy Warhol per giungere attraverso momenti altalenanti a far capire al pubblico come si possano unire perfettamente il rock’n’roll,  la letteratura e la poesia, insomma l’arte. Un disco diverso dalle tante produzioni louridiane perché quasi un’intera piece teatrale messa su solco, ancora un nuovo esperimento dell’instancabile e fervida mente del Lou Reed più creativo che si conosca. Tutto ha inizio nel 2001 quando Lou Reed insieme al regista Robert Wilson porta in scena lo spettacolo teatrale POEtry, un omaggio unico ad Edgar Allan Poe ed alla sua opera, nel quale vengono messi insieme sia i racconti di Poe che alcune delle canzoni scritte da Reed. Il buon risultato dello spettacolo e la positività della critica spingono a questo punto Reed a pubblicare quel The Raven che diventa subito un concept album decadente dove vengono raccolte oltre che nuove canzoni dell’artista anche brani da lui stesso rivisitati. Lou Reed ed Edgar Allan Poe sembrano qui ripercorrere insieme quelle ossessioni che li accostano l’uno all’altro, e nonostante Poe sia vissuto centinaia d’anni prima, s Reed che un Poe forse reincarnato, ritrovano inisme quei demoni che hanno segnato le loro vite. Comunque sia quando l’album fu pubblicato l’accoglienza non fu delle migliori, ma si sa che con le opere di Lou Reed è sempre stato così, mai accolte con trionfalismi o in dubbiosa attesa, quasi sempre stroncate e poi rivalutate come uniche e grandi opere di un geniale artista e di un immenso rocker. Insomma la solita critica che si vanta di saper leggere, scrivere e musicare. Ma chi ha già letto le opere di Poe e poi ascolta questo disco si accorge sin da subito del parallelismo unico che esiste tra le anime dei due “poeti”, si perché Lou Reed, rima che musicista, è stato sempre “il poeta”, “il fiore del male” che ha cantato le contraddizioni dei peccatori di cui lui si sente parte non esclusa, come lo si sentiva lo stesso Poe la cui mente ha partorito genialità uniche in letteratura. Con la band che lo sostiene, Reed fa esplodere tutta la sua inventiva in brani memorabili come Blind Rage ma soprattutto in I Wanna Know dove angoscia e paranoia saltano fuori sin dal primo vagito del disco. E che dire poi degli ospiti che lo stesso Reed chiama a se in questa sua avventura? Tanto per citarne alcuni, Ornette Coleman al sax, David Bowie, The Blind Boys of Alabama, Willem Dafoe , Steve Buscemi e così via, perché se da un’opera si partorisce un disco anche gli attori possono essere nei solchi a dare il loro contributo, ed i risultati si vedono! Si perché in The Raven la struttura complessiva del disco è intelligente e geniale, ma anche personale perché Reed non si limita a mettere in musica i testi di Poe, ma li riscrive secondo la propria emotività. The Raven non è un disco semplice, ha tante cose che ci sono dentro, se poi si ascolta la produzione in due cd diventa ancora più tortuoso, ma le opere di Reed spesso sono così, tortuose nel concepimento ed intriganti nell’ascolto. The Raven resta comunque un disco che non dovreste farvi mancare, un disco da ascoltare diverse volte per poter essere capito, insomma un po’ come leggere alcune delle opere di Edgar Allan Poe, non vi accadrà mai di assimilarle subito. Forse è proprio questo il pregio dei fiori del male, e quando due fiori neri si uniscono si spalancano le porte di una percezione difficile e complessa … ma non spalancate troppo quella porta … il corvo è in agguato!

 

 

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