Quello che il 2017 ci lascia. Le nostre proposte di ascolto.

Abbiamo visto sui social che sono in molti ad attendere la lista degli album che ci hanno colpito nel trascorso 2017. Iniziamo subito col dire che la nostra non è l’assoluta verità, su tutti i maggiori portali che si occupano di musica rock in molti hanno già espresso le loro preferenze e ci accingiamo anche noi senza nulla togliere a nessuno. E’ chiaro che le nostre selezioni, che abbiamo limitato a soli dieci album, ci hanno portato a stilare la lista che vi apprestate a leggere e che in assenza di botti clamorosi nel 2017 non vuole essere assolutamente l’unica via percorribile. Quello che non ci è piaciuto è che in molti si ostinano ad inserire in queste classifiche album come Songs of Experience degli U2. Noi ci rifiutiamo a piene mani di farlo perché crediamo che artisti del calibro di Bono non possono combattere per valori sociali universalmente riconosciuti e poi permettersi di evadere le tasse. Non è solo una scelta di stile, la nostra, ma anche una scelta sonora che merita di essere fatta perché quest’ultimo lavoro degli U resta per noi…..il solito sound trito e ritrito. Buona lettura!

Band: And So I Watch You From Afar Album: The Endless Shimmering . Lavoro completo per una band che si presenta nel migliore dei modi e che dà sfogo ad un post rock basilare che sembra essersi arenato da un pò di tempo. Questa produzione si presenta come una continuità di quell’esordio del 2009 che impressionò sia il pubblico che la critica. La freschezza sta tutta qui, semplicità in tutto sia nelle strutture armoniche che nei messaggi che copiosi colpiscono chi li ascolta. A noi è capitato così.

Band: Balmorhea  Album: Clear Language. In quest’album quello che ci ha colpito in modo particolare sono la pulizia dei suoni e la composizione, quasi maniacale lasciata in mano a sintetizzatori, pianoforte, vibrafono archi, chitarra, per un gusto tipicamente minimalista quasi a dipingere un vero e proprio tazebau contro il caos in cui viviamo. Finalmente i paesaggi fantastici della musica non sono solo note ma emozioni pure. Praticamente un album che non lascia scampo per la presenza di due sole strade maestre: fascino sonoro e semplicità.

Band: Terraformer Album: Mineral. Scusate se mi permetto, ma questo lavoro dei Terraformer è una delle più belle sorprese del 2017. Abituati come siamo ad ascoltare tanta di quella musica in giro nel variegato mondo di internet, ogni tanto ci lasciamo coinvolgere a tal punto da correre anche ad acquistare alcuni dei dischi pubblicati. Fenomeno alquanto raro ormai. Dopo anni di esperienza nell’underground Mineral è il lavoro giusto per una band che continuando così ha ancora tanto da dire.

Band: The Chasing Monster Album: Tales. Italia, terra di conquista? Probabilmente si; meno male che ci sono però alcuni gruppi e band italiane che non si lasciano influenzare da nessuno, vanno dritti per la propria strada e costruiscono cose che restano. Questo gruppo viterbese caricano il loro post-rock di emozioni e situazioni che lasciano in chi ascolta un senso di soddisfazione sonora davvero bello e non solo a parole perché guarda oltre. Se volete un consiglio quest’album va ascoltato seduti, ad occhi chiusi, lasciando l’animo vibrarsi alto più che mai. Ah, attenzione, cadete lentamente, sarà un bel sogno. Buon ascolto.

Band: Vasudeva  Album: No Clearance. Dopo il debutto con Life In Cycles del 2013, la band del New Jersey hanno perso un componente strada facendo e sono rimasti in tre. Ciò non ha influito su questo nuovo lavoro del 2017 che si muove, come sempre, tra math rock e post, ma che è influenzato anche da sfumature di ambient. Nonostante la strumentalità dell’album l’album non pecca di solismi ma di una compattezza e da un sound d’insieme. Se vi fidate di noi No Clarence è davvero interessante.

Band: Lights & Motion  Album: Dear Avalanche. Quarto lavoro per una band nata nel 2012 portano avanti un progetto composto da belle idee dove il post rock, pur avendo una certa predominanza, richiama alla mente momenti e delicatezze alla Coldplay. La band con questo lavoro che ci ha colpito dimostra da vere idee chiare che li proietta ben oltre l’etichettabilità. Sicuramente un lavoro che  piacerà sicuramente.

 

Band: Leprous Album: Malina.  Su tutti i siti e la carta su cui scriviamo non li abbiamo mai esclusi dalle nostre preferenze. Il perché è semplice: Malina ha tanta melodia da vendere rispetto ai precedenti lavori dei Leprous ma l’aggiunta di violoncello su alcuni pezzi, e la sovrapposizione dello stesso in studio dà classe, ad un lavoro che ha stile nella composizione, e nelmodo in cui gli strumenti sono utilizzati Alla faccia di alcuni blasonati artisti!

 

Band: Slowdive Album: Slowdive. Abbiamo aspettato ben ventidue anni, ma alla fine i nostri eroi ce l’hanno fatta a ritornare. Post New Wave comunemente shoegaze questo disco non è il rumore proposto tanti anni fa e gli inglesi Slowdive lo hanno capito. In solo otto tracce si assiste di fatto alla prosecuzione di Pygmalion pubblicato nel 1995. Il sound è solido ritmicamente, anche se come al solito la band lavora molto su tempi dilatati, ma ci sta tutta l’innovazione che il Slowdive hanno dato alla musica post. Grandi.

Band: Arcane Roots Album: Melancholia Hymns. Questa band è una di quelle che nel panorama degli emergenti bisogna assolutamente tenere d’occhio perché sa lottare per ottenere il proprio spazio. Il trio nsieme da ben dieci anni in quella che è la terra di tanti generi musicali come la Gran Bretagna li abbiamo conosciuti come band di sostegno dei Muse. Ora con Melancholia Hymns gli Arcane Roots hanno colpito al centro del bersaglio. L’ascolto lineare fa denotare l’organizzazione della composizione generale quasi si assistesse ad un film sonoro. Una così bella produzione non può mancare nelle vostre raccolte.

Band: The War On Drugs Album: A  Deeper Understanding. Sono passati tre anni dal loro ultimo lavoro Lost In The Dream e gli War On Drugs si impongono sulla scena indie statunitense con A Deeper Understanding dove troviamo le emozioni, le insicurezze, le paure che ci animano ogni giorno. La formazione di Philadelphia sa il fatto suo, leggere negli altri quello che poi ritrovano in se stessi e lo fanno capire con la musica, linguaggio universale ed unico. Che sia poi Indie …. a noi è veramente piaciuto.

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