Lou Reed – Ecstasy

Che Lou Reed stesse cambiando lo si capiva non solo dai suoi lavori musicali ma da tutte le opere letterarie che lo vedevano impegnato. E lo si capisce ancora di più quando con questa produzione di Ecstasy sembra, ancora una volta, dare una svolta a tutto quanto lo circondava. Lou Reed è sempre stato un artista poliedrico, non ha mai fatto lavori che si somigliassero, magari ha prodotto album che sono diventati vere e proprie perle oppure album che si sono persi strada facendo perché di poco valore artistico, ma Lou Reed è sempre stato l’uomo e l’artista lontano dagli schemi. E lo dimostra ancora una volta con Ecstasy, produzione del 1990 che è un disco davvero valido sia dal punto di vista musicale che dalla parte dei testi. Pubblicare un bel disco a 58 anni suonati non è da tutti, solo i grandi rocker lo hanno fatto, e Lou Reed rientra in questi. Dedicato a Laurie Anderson, suo nuovo amore ed ispiratrice, portano Lou Reed ad elaborare circa ottanta minuti di perle che confermano, se ce ne fosse ancora bisogno, il suo talento unico. Qui c’è tutto, acid-rock, minimalismo, ritmiche coinvolgenti, una vera e propria riflessione sul passato sconvolgente e sui propri errori, ma ora con Laurie e tutta un’altra storia. Album interamente pilotato dalla chitarra, i brani sono essenziali anche se la musica è talmente dilata da far ritornare indietro a Metal Machine Music. Qui sembra proprio che se Lou Reed non avesse inserito la musica, il disco sarebbe quasi un’opera alla Charles Bukowsky. Ma per chi ascolta attentamente Ecstasy è comunque facile accorgersi che Reed non dimentica mai i propri demoni perché, qui, Lou parla della necessità di scuotersi, di far si che tutto non sia legato al sesso perché Laurie è diversa e farebbe bene a chiunque questa avventura, sia che faccia il grossista o che sia un promettente artista di New York. Lou Reed è un personaggio che rinasce sempre, sembra l’araba fenice che rinasce dalle sue ceneri, ed Ecstasy è uno strappo che inaugura il nuovo millennio grazie anche all’audacia del produttore Hall Willner. Le parole sono crude, si parla di droga e sesso, si rispolvera un po’ del suo vecchio passato e sembra strano a dirsi perché l’album è comunque un inno alla sua nuova musa, Laurie. Questo disco o lo amate o non lo amate, ma per apprezzarne davvero tutta la sostanza che l’autore ha voluto infilarci dentro è sufficiente l’ascolto di Mad come è sufficiente captarne il messaggio che arriva attraverso le parole “Hai detto che sei fuori città per la notte/ed ho creduto in te/ti ho creduto”, così come accade con Tatters e Baton Rouge, brani molto accurati nel loro essere quasi romanzi alla Bukowsky e che non hanno nessuna scusa per essere interpretati. Già perché nemmeno qui ci sono giustificazioni, l’intimo relazionale esplode in tutte le sue sfaccettature anzi, sembra quasi provenire dalle viscere, come quell’amore che Lou prova per la sua nuova donna che gli resterà vicino fino alla morte, oltre che in studio. Ecstasy è un lavoro di rinascita e non solo, è il lavoro che influenzerà molto anche le produzioni a venire di Reed, ma anche di altri rocker. E’ sempre stato così: Lou è solo Lou.

 

 

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