Lou Reed – Lou Reed

23 Agosto 1970. Una data questa che gli estimatori dei Velvet Underground non possono dimenticare perché, oltre che coincidere con il famoso concerto al Kansa’s, è il giorno fatidico in cui Lou Reed appare per l’ultima volta con la band. Infatti, proprio dopo il concerto, fu lo stesso Reed a dirlo per primo a Moe Tucker che la sua storia con i Velvet finiva lì. Ed i successivi due anni furono per Reed quasi una normalità; infatti quello che insieme a Cale era considerato la mente dei Velvet Undeground passò molto di quel tempo rifugiato presso la famiglia a Long Island. Ma dietro l’abbandono di Reed c’era sicuramente la perdita del controllo della band, un controllo che Lou Reed aveva sempre caparbiamente vantato insieme a Cale, e fu proprio Lou stesso a contattare poi Sterling Morrison per convincerlo ad abbandonare la band ed a seguirlo in nuovi progetti che aveva in mente. Lou Reed sembrava essere davvero stanco della routine  dei tour, avvilito del fatto che non potesse dedicarsi alla composizione ma anche frustrato per la mancanza di un minimo di ritorno economico. Tra l’altro l’artista era molto arrabbiato con il produttore per la sequenza delle canzoni data su Loaded, ma talmente “incazzato” che solo nel 1971, quando intentò causa al produttore Sesnick quest’ultimo addivenne ad un accordo che fruttò a Reed l’esclusiva paternità dei brani contenuti sia in Loaded che in The Velvet Underground. Ma torniamo indietro al 1971 ed al 1972, gli anni che Lou Reed trascorre lontano dai riflettori; sono si due anni sabbatici, ma l’artista Reed non è mai riuscito davvero a staccare la spina e così, durante questa sorta di ritiro spirituale, la sua mente fervida partorisce una serie di pezzi che poi confluiranno nella sua prima opera da solista dopo i Velvet, un album che segna l’avvio di un nuovo, lunghissimo percorso e che porta semplicemente il nome di Lou Reed. E’ a Londra, presso i Morgan Studios che l’operazione si conclude perché Londra è l’incrocio di molti generi che portano i nomi di Led Zeppelin, T. Rex ma anche di nuovi generi che hanno negli Yes, Emerson, Lake & Palmer i capostipiti. E’ lì che Lou Reed si inserisce, ma nessuno ancora lo sa. Nonostante però la struttura della band che affianca Lou Reed alla realizzazione dell’album, tra i quali vi sono alle chitarra elettrica Steve Howe ed al pianoforte Rick Wakeman, l’LP è un quasi disastro destinato ben presto ad essere cancellato. Delle nuove composizioni proposte con Lou Reed solo Wild Child e Berlin sono destinate a restare. Ed infatti fu proprio lo stesso Reed a dire che in quella produzione c’erano troppe cose sbagliate, e noi spesso ci siamo chiesti se ciò dipendesse poi dal fatto che gran parte di quel materiale faceva parte di produzioni destinate ai Velvet Underground, quei Velvet di cui Lou Reed si era stancato di far parte.  Di Berlin ci sarà e c’è sempre modo di parlarne perché è un pezzo destinato a fare storia come la storia l’ha fatta anche l’omonimo album, un pezzo da un fascino particolare che il produttore Ezrin, al lavoro anche con un certo Alice Cooper, riuscirà a rendere unico per il suo charme alla Marlene Dietrick. Wild Child, invece, è un vero e proprio magnetismo, il centro di un vortice anfetaminico che riporta alle vecchie esperienze dei Velvet consumati dalle droghe, ed è un brano che ha una struttura narrativa unica nel genere louridiano, narrazione che è frustrazione si ma illuminante allo stesso tempo, si perché da qui, da questi due pezzi si può già intuire quale sarà il futuro di Lou Reed: grande, unico, rivoluzionario.

 

 

 

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