Alice Cooper – The Eyes Of Alice Cooper

Dopo l’uscita di Welcome To My Nitghtmare, gli estimatori di Alice Cooper hanno dovuto attendere un po’ prima che l’artista tornasse a toccare certi livelli. E così, con l’apporto di Andrew Murdock, nuovo produttore ed esperto di certi suoni avendo già collaborato con il gruppo statunitense Godsmack, band gravitante nell’alternative metal, Cooper trova un punto di riferimento talmente importante da riuscire a realizzare un album, The Eyes Of Alice Cooper, da inserire a pieno titolo tra i lavori di punta dell’artista statunitense. Infatti il “classico” stile di Cooper inizia ad essere influente anche per le nuove formazioni emergenti quali i White Stripes, progetto del duo Jack e Meg White, proprio perché The Eyes Of Alice Cooper rivela un sound praticamente perfetto. Certo che la presenza nella formazione di Eric Singer, già in formazioni come i Kiss, ed il nuovo ingresso nella band del bassista Chuck Garric, noto per aver fatto parte di band quali Ted Nugent, Cheap Trick, Dio, contribuiscono notevolmente a rendere questa nuova avventura di Cooper, almeno dal punto di vista strettamente musicale, un ulteriore passo in avanti per la macchina collaudata del musicista d’oltre oceano. E così se lasciamo da parte l’heavy contenuto negli album Brutal Planet e Dragontown, qui ci troviamo di fronte ad un hard rock tipicamente anni settanta, un rock dalla matrice esplosiva che ricorda le gesta di altri carismatiche figure di quell’epoca.

In The Eyes Of Alice Cooper è l’intera atmosfera infarcita di rock, heavy metal, hard rock, garage rock a farla da padrone con richiami ad album quali Love It To Death o Killer, e sono brani di puro rock a farci inquadrare questa situazione. What You Want From Me e Bye Bye Baby arricchiti anche del sax fanno rivivere ai fan, e a chi come noi ha riascoltato questo disco dopo tanto tempo, vecchie sensazioni musicali. Ma The Eyes Of Alice Cooper non è solo questo; infatti, l’album segna anche la comunanza di un sound che ritroviamo in Iggy e The Stooges, Ted Nugent, MC5, e pezzi come Novocaine saranno presto giudicati intelligenti dalla critica tutta, che una volta tanto sembra viaggiare all’unisono. In questa produzione dove la grande voce di Cooper è un tutt’uno con il resto della musica, il classico suono di chitarra raggiante anni ’70 ed una performance generale notevole, danno il senso di quanto questo insieme di musicisti sia una realtà per quel rock contenuto in The Eyes Of Alice Cooper che come dicevamo prima è infarcito di generi compreso il punk. Il LP si apre con What Do You Want From Me, un pezzo con un testo divertente ma allo stesso tempo musicalmente più che valido mentre Between Hight School And Old School è invece il brano dove Cooper affronta il dilemma di un giovane ragazzo che si sente intrappolato nel corpo di un anziano. Anche Man Of The Year è un pezzo che sciocca: il punk rock che generato rende il testo divertente e tragico allo stesso tempo, facendo sì che questo sia uno dei pezzi più azzeccati – secondo noi – dell’intero The Eyes Of Alice Cooper. Ma ci sono anche altri brani come Novocaine, una canzone d’amore che descrive il sentimento provato come un non nulla o un Bye Bye Baby che è un rock divertente con arrangiamenti musicali perfetti, ed anche Be With You Awhile richiama i sempre amati scarafaggi – Beatles – così come Detroit City ci catapulta proprio dove Cooper vuole, nel rock di Detroit appunto.

The Eyes Of Alice Cooper è un ritorno al passato che è anche un po’ in contraddizione perché l’album realizzato da Cooper guarda perfino al futuro, praticamente un “ritorno al futuro” che suona classico come i lavori di Cooper che abbiamo citato all’inizio di questa recensione. E se l’artista è ancora lì in sala produzione, l’uomo è sempre il solito maestro sia in affari che in scrittura rock. Ascoltare, analizzare e credere: il rock è anche questo.

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