“The Abyss eye” dei Fenix Tales e ti trovi gli abissi a due passi

Otto pezzi che fanno viaggiare e così The Abyss eye diventa il metal che ama il sinfonismo.

Sembra che la terra di Firenze sia sempre più la patria di un rock “maledetto”, un rock che viaggia a velocità supersonica su un solo binario, un rock che come un treno è quasi sempre pronto a sfuggire allo sguardo, un convoglio che viaggia a rock  e che al suo passaggio ti lascia oltre che stupito,  letteralmente “suonato”. I nostri lettori penseranno ora di trovarsi di fronte allo scritto di un Poe la cui mente sta per partorire un giovane corvo perché chi scrive magari è un pazzo ed invece, questo, è solo l’inizio di un viaggio che vi condurrà in atmosfere dove il sangue si lascia scorrere nelle vene alla velocità della musica, e che musica. Così, dopo l’ultimo impegno alla FIM, Fiera Internazionale della Musica dove si son ritrovati in compagnia di nomi come David Cross (ex violinista e tastierista dei King Crimson), David Jackson (ex saxofonista dei Van Der Graaf Generator),  David Knopfler (ex chitarra ritmica dei Dire Straits), Patrizio Fariselli ex Area, Omar Pedrini ex dei Timoria, etc. etc. i Fenix Tales, nati nel 2008, in quel di Firenze, sono arrivati fin qui nel nostro studio dove si scrive e si ascolta musica. Pur se nati nel 2008, il loro debutto risale però solo al 2014 e la musica prodotta dalla band sta perfettamente in bilico tra rock, sinfonismo, lirismo ed un certo progressive che richiama alla mente nomi come quelli di Giancarlo Trotta e Luca Contegiacomo, Magni Animi Viri, che di recente nella loro opera rock “Heroes Temporis” hanno coinvolto anche Russell Allen dei Symphony X, Amanda Somerville grande collaboratrice in molti progetti come quello degli Epica e Clive Riche noto attore ed artista poliedrico approdato anche alla corte di quel Dario Argento con l’interpretazione nel ruolo di un adepto di Mater Lacrimarum. Ed è proprio tale riflessione che ci porta a quello splendido pezzo dei Fenix Tales che richiama alla mente quanto detto finora; eh si, perché “Confutatis Maledictis” terza traccia di The Abyss eye, ci fa subito pensare ad un Mozart che probabilmente se fosse nato ai nostri giorni, avrebbe composto parti delle sue opere per questo gruppo. Ma noi crediamo che il senso di questa produzione stia molto nella provenienza musicale e nelle esperienze diverse, ma ben amalgamate, di ogni singolo artista che fa parte di questa band; la vocalist Lucy Lucia Liù,  soprano lirico professionista, dona la sua voce dopo essersi esibita per anni anche all’estero in paesi quali la Grecia, Stati Uniti, Spagna, Germania, Argentina, Israele, Giappone riscuotendo consensi di critica e di pubblico e lavorando con artisti, compositori e registi che ne arricchiscono la formazione. Ed infatti, Lucia ha una voce perfetta per questo genere, unica; Federico, che vanta invece esperienze come primo violino in enti ed istituzioni lirico sinfoniche sia nazionali che internazionali, ha alle spalle sia la produzione di diversi dischi che l’aver vissuto l’esperienza della Scala di Milano come seconda viola nelle direzioni di Riccardo Muti, Salvatore Accardo, Bocelli, Uto Ughi, insomma un violino che con la parola gotha o il genere gothic ci sta proprio. Marco poi  oltre a destreggiarsi alle tastiere pone in questo The Abyss eye tutta l’esperienza musicale in suo possesso fondendo così  melodia, classica, sinfonica, metal e gothic. Insomma, miscela esplosiva.  Alessandro è invece un bassista anzi, il bassista – che si sente eccome – perché ha nelle dita l’influenza di tanti generi che lo portano a sviluppare una propria tecnica al servizio dell’intera band supportato dall’apporto ritmico di Simone che dietro la batteria non picchia come tanti altri percussionisti, ma cuce sapientemente la trama dove il resto del gruppo sembra davvero trovarsi a proprio agio. E poi c’è Joe, l’ultimo arrivato nella band come Alessandro, che pur essendo l’ultimo sembra che con i Fenix Tales ci sia sempre stato. Ma il segreto di questo disco sta in quell’intreccio di cose cha ha alla base la tradizione musicale lirica, supportata dalla moderna strumentazione elettrica e da una voce potente e “tosta” ed allo stesso tempo drammatica che si incunea anche in quelle atmosfere tipicamente malinconiche che rendono The Abyss eye un disco completamente fuori dalle logiche di tendenza. Eh si, perché questo disco non è solo il risultato di un lavoro da sala d’incisione, è soprattutto creatività al servizio del rock e di questi tempi, con il ritorno di tanti “vecchi” del rock, di certo non guasta una novità. Otto pezzi che fanno viaggiare come quel treno di cui parlavamo all’inizio, un viaggio senza soste che dimentichi ben presto di trovarti di fronte allo stereo. E se succede questo mi chiedo se tutto ciò è stato fatto guardando la campagna fiorentina o gli abissi! Di certo non sto sognando, ma i corvi di Poemi sembra di averli solo sentiti! Sarà stato l’effetto di questa musica un effetto che mi porta a consigliarvi di non perdervi The Abyss eye dei Fenix Tales.

 

 

 

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