Il debutto dei Jethro Tull con This Was

This-WasIniziamo questo nostro viaggio nel progressive con una delle band più rappresentative del progressive inglese, quel progressive che acquista, anzi, si fonde con la tradizione canora e sonora ma che volenti o nolenti strizza anche l’occhio al puro classicismo.

E proprio la storia del sorprendente viaggio dei Jethro Tull inizia nella prima metà degli anni ’60, quando un insolito musicista di Edimburgo, provvisto di flauto e chitarra, vestito con un ampio abito rattoppato, sformato e senza eleganza, i lunghi capelli incolti, inizia a suonare con un gruppo di amici nei piccoli club inglesi di jazz e blues.

Il folletto Ian Anderson è anche, oltre che personaggio unico, un saggio e previdente uomo di affari e lo dimostrerà durante tutta la carriera costellata da voli pindarici e cadute di stile.

Scozzese di nascita e cresciuto nella capitale Edimburgo, nel 1959 si sposta con la famiglia a Blackpool, nella contea inglese del Lancashire che si affaccia sul mare d’Irlanda, dove riceve una tradizionale educazione alla Blackpool Grammar School, per proseguire poi con gli studi artistici al Blackpool College of Art dal 1964 al 1966.

Ad Anderson l’idea di suonare in una band gli viene leggendo alcune copie di Melody Maker e del New Musical Express, durante la pausa pranzo.

Durante la sua permanente al Blackpool College of Art , nel 1963 forma con alcuni compagni di scuola la band The Blades che vede Barriemore Barlow alla batteria, John Evan alle tastiere, Jeffrey Hammond al basso e Michael Stephens alla chitarra. E’ una band soul e blues, con Anderson alla voce e armonica a bocca, lontano ancora da quello che diventerà il suo celebre flauto.

Nel 1965, il gruppo si allarga e trasformato in John Evan Smash, dura però solo un paio di anni. Nel frattempo Anderson si trasferisce a Luton dove incontra il batterista Clive Bunker e il chitarrista e cantante Mick Abrahams della band blues McGregor’s Engine.

Insieme a Glenn Cornick, il bassista che aveva conosciuto tramite John Evan, crea la prima formazione del gruppo di cui resterà leader indiscusso per più di 40 anni, i Jethro Tull.

Nel 1967, a Blackpool, la prima formazione del gruppo vede la luce con Ian Anderson (voce, flauto e chitarra acustica), Mick Abrahams (chitarra) Glenn Cornick (basso), e Clive Bunker (batteria).

Il nome lo sceglie proprio Ian insieme al chitarrista Mick Abraham, ispirandosi al pioniere britannico (1674-1741) della moderna agricoltura. Quando però incominciano a suonare al Marquee di Londra provano altri nomi, sicuramente non all’altezza di quello che poi porterà.

A questo punto Anderson, baratta la sua chitarra per un flauto, strumento che in poche settimane riesce a suonare abbastanza decentemente per il rock/blues della sua band. Quando iniziano i lavori di registrazione del primo album, This Was, Anderson suona il flauto da soli due mesi.

This Was contiene già i segni di influenze più vaste che diventeranno evidenti dopo l’uscita di Stand Up che diventa un successo da primo posto della Chart inglese.

Anderson è stato elevato ad icona del rock per il modo in cui è riuscito a rappresentarsi sul palco diventando saltimbanco, cantastorie e menestrello di volta in volta, attingendo ai classici del folklore britannico  ma anche pirata, vagabondo e astronauta. Inoltre, Ian Anderson è stato l’anima di uno dei gruppi rock-folk che è riuscito ad influenzare anche il progressive, in particolare quello inglese (non vi sfugga ad esempio l’uso del flauto fatto da Peter Gabriel in alcuni componimenti dei Genesis).

Ma chi era Jethro Tull?

Il vero Jethro Tull era un agronomo del XVIII° secolo… ed anche un inventore agricolo; fu lui infatti ad inventare la seminatrice meccanica. Costruì il primo prototipo della seminatrice utilizzando i pedali dell’organo di una chiesa locale, un genio capace di unire musica ed agricoltura in senso meccanico. Certo però che i Jethro non erano poi una band eccezionale almeno agli inizi, e così, come altre band dell’epoca, si ripresentavano nei club dove avevano già suonato fingendo di essere qualcuno di diverso ogni settimana… Capitò però che la band fu richiamata al Marquee club ed era necessario ripresentarsi con lo stesso nome con cui avevano esordito nel locale che, guarda caso, era proprio Jethro Tull. Fu così che nacque quella che da lì in poi venne chiamata la rock-folk band Jethro Tull.

Alla fine degli anni Sessanta la blues revolution in Inghilterra è al massimo del suo splendore. Il Regno Unito è invaso di musica nera, sia negli angoli delle strade, nei pub, qualsiasi luogo riflette una ricerca continua del culto blues, dell’elettricità, del calore bianco di una musica che  colpisce come quella degli Yardbirds o degli Stones.

In questo periodo si gettano le basi fondamentali di quello che sarà, in seguito, l’asse portante del rock britannico.

E This Was che lancia nel mondo musicale i Jethro Tull  lascia tutti esterefatti. C’è qualcosa che colpisce ed affascina, c’è un folletto che suona il flauto.

Il disco si inserisce a pieno titolo in quelli che sono i primi passi dell’hard rock blues ma si introduce con la novità di uno strumento a fiato come il flauto, strumento capace di riportare il rock alle origini della musica, a quella musica classica da cui tutto nasce e che è stato il motore propulsore di quel prog folk di cui i Jethro Tull ne sono stati gli inventori.

Ma al gruppo non basta fermarsi a quell’inizio; il concetto di rock, popolare, folk viene rielaborato con una formula completamente rivoluzionaria, un folk influenzato anche da jazz e da una forma di blues “da strada” che ci lascia ancora oggi conquistati.

Per il prog questo è un nuovo modo di concepire la musica rock, la totale assenza delle tastiere, se si esclude qualche toccata qua e là di pianoforte, lascia ampio spazio al flauto ed alle chitarre che creano un modello compositivo del tutto nuovo ed originale. Ballate blues come Some day the sun won’t shine for you dove Anderson suona l’armonica al giro di Beggar’s farm con innesti flautistici unici, a Dharma for one che offre uno stile originale, a Serenade to a cockoo lode di Anderson  a Roland Kirk ed al blues rock di Song for Jeffrey.

Questo disco ancora non contiene il migliore sound dei Jethro Tull ma ne anticipa già, e di molto, quello che in futuro spetterà di diritto alla band di Anderson, l’inscrizione nell’olimpo del rock, anzi del profolkrock. Di certo This Was non è per gli amanti del “classico” progressive ma per quelli che amano e/o ameranno la band di Ian Anderson.

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