The Who – Tommy

tommyTra le band che possiamo considerare come iniziatrici del Rock, gli Who sono, almeno tra i più famosi. Un tratto caratteristico che unisce le band che fondarono il classic Rock di quei tempi è innanzitutto la composizione del gruppo: batteria, basso, chitarra e voce. Nessuna pianola o sintetizzatore: lontani dunque dal progressive Rock dei Deep Purple o dalla psichedelia dei Pink Floyd di quel capolavoro, “The Wall”, con il quale, il capolavoro degli Who, Tommy, ha diverse analogie. Sia Tommy (1969) che “The Wall” (1982) trattano il tema, autobiografico, del successo e della solitudine (di una rock star). Lo fanno con musiche e testi diversi. Però fateci caso a quanti punti in comune tra i due capolavori, mentre ci immergiamo nella storia di Tommy. Tommy è un album rivoluzionario, per il suo tempo. E’ una Rock Opera, con tanto di overture e gran finale. Si tratta del punto di arrivo di un percorso che stava cambiando il mondo della musica di quei tempi: si passava dagli album di singole canzoni ai “concept albums” in cui si poteva ritrovare un tema svilupparsi tra le diverse tracce. Tommy è il primo grande punto di arrivo di questo percorso: una vera e propria storia che si sviluppa lungo l’intera opera. E’ la storia di un bambino che, mentre il padre è in Guerra, nasce in Inghilterra.

A differenza del papà del piccolo Pink, di “The Wall”, che muore, il papa di Tommy torna dalla Guerra 7 anni dopo, trovando la mamma di Tommy felicemente avvinghiata ad un altro. E qui siamo a un bivio: perchè dall’album è nato un film, premiato con un Golden Globe, diretto da Ken Russell, che vede nel cast, oltre al cantante degli Who, Roger Daltrey (Tommy da adulto), artisti ed attori del calibro di Eric Clapton o Jack Nicholson. Nell’album il padre di Tommy uccide l’amante. Nel film succede il contrario. Qualsiasi sia la versione che scegliate di prendere, resta il fatto che Tommy vede l’omicidio da uno specchio, l’assassino se ne accorge e gli intima, insieme alla madre: “tu non hai visto niente, non hai sentito niente… e soprattutto non dirai niente”. E Tommy per lo shock si chiude in sè stesso, rimanendo sordo, muto e cieco. Sente le vibrazioni della musica, ha una percezione di se stesso ogni volta che si ritrova davanti ad uno specchio – e questa non è che una delle tante metafore che troviamo nell’album – ma per il resto è il vuoto assoluto. Il tema ricorrente dell’album è “See me, feel me, Touch me, heal me”,

Centrale, come in “The Wall”, diventa dunque il rapporto tra questo bimbo e la madre, che disperata cerca di mettersi in contatto con lui (“Can you hear me”).Tommy cresce in questo modo, tra i tentativi di cura (nel film il suo psichiatra è Jack Nicholson) ed i drammi che la crudeltà degli altri producono, a volte, su un ragazzo handicappato. E’ il caso del cugino Kevin che lo maltratta o dello Zio Ernie, interpretato nel film dal folle e dinamitardo batterista degli Who, Keith Moon, che gli dedica un po’ troppe attenzioni. Ed è il caso La Regina degli Acidi (Tina Turner, nel film) perchè tanto per provarle tutte, si prova anche la via delle droghe per farlo guarire.

Bisogna aprire una parentesi: Tommy è un album scritto interamente dal leader degli Who, Pete Townshend. Ispirato anche dalla sua devozione per il santone Baba Meer (da cui nasce la famosissima “Baba o’Riley”) che scelse di vivere volontariamente muto, Tommy è frutto della conseguente scelta di Pete di non assumere più alcun tipo di droghe. Da questo deriva, cosa davvero poco comune di quei tempi, un ritratto della Regina degli Acidi in chiave del tutto negativa. La storia di Tommy si trascina fino a che un inaspettato salvatore viene in suo soccorso: il flipper. Sordo, muto e cieco, Tommy è comunque in grado di “sentire” il flipper e di battere il campione del momento (Elton John, nel film), diventando un vero e proprio idolo delle masse.

Il successo di Tommy porterà madre e amante (o padre, come volete) a sfruttare il ragazzo. E’ il testo di “Tommy Holiday Camp”. Ma restano la malattia del figlio e la disperazione della madre, fino a che quest’ultima non romperà lo specchio, liberando di fatto Tommy dalla malattia. E qui, invece di ascoltare “I’m Free”, vi invito a riguardare la copertina, che è solo uno dei vari capolavori legati all’album, realizzata da Michael McInnerney

Ne segue una fase da delirio di onnipotenza (seppure con tutte le buone intenzioni) durante la quale Tommy fonda una setta: è un nuovo messia. E’, questa, una nuova metafora, sul rapporto tra Rock Star e pubblico: un rapporto a senso unico e senza una vera comunicazione. Un altro chiodo fisso di Townshend, fine intellettuale al servizio della musica. Con la piccola differenza che quando saliva sul palco, l’intellettuale diventava, come gli altri membri della band, un vero e proprio demonio. La fase messia finirà – complice chi cerca di lucrarci sopra – con il rifiuto da parte del pubblico (“We’re not gonna take it”) e la necessità, ancora una volta, di Tommy di ritrovare sé stesso e liberarsi. Questa volta da solo.

 

Anno 1969

 

Brani

  1. Overture
  2. It’s A Boy
  3. 1921(Nel film 1951)
  4. Amazing Journey
  5. Sparks
  6. Eyesight to the Blind (The Hawker)
  7. Christmas
  8. Cousin Kevin
  9. The Acid Queen
  10. Underture
  11. Do You Think It’s Alright?
  12. Fiddle About
  13. Pinball Wizard
  14. There’s A Doctor
  15. Go to the Mirror!
  16. Tommy Can You Hear Me?
  17. Smash the Mirror
  18. Sensation
  19. Miracle Cure
  20. Sally Simpson
  21. I’m Free
  22. Welcome
  23. Tommy’s Holiday Camp
  24. We’re Not Gonna Take It

 

Casa discografica Track Records, Polydor Records, Decca Records, MCA Records

 

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