Lou Reed – Street Hassle

lou reedStreet Hassle sebbene abbia certamente “un cuore punk” ed è di fatto l’album di Reed più crudo dei suoi anni 70′ insieme a Metal Machine Music approccia al movimento in maniera del tutto marginale. 

Il lavoro in questione è scuro, profondo, vibrante caratterizzato da un voce creula che rappresenta un cambiamento radicale rispetto al Reed di Trasformer.

Fu registrato dal vivo in Germania (a Monaco, Wiesbadene Ludwigshafen) e poi completato con l’incisione di ulteriori tracce in studio a New York, dove Lou provvide alla sovraincisione e al missaggio utilizzando la tecnica di registrazione binaurale creata da Manfred Shunke.

Alcune canzoni, come Dirt Leave Me Alone, provengono dal periodo di Coney Island Baby  mentre Real Good Time Together risale addiritura agli ultimi giorni con i Velvet Underground.

I testi sono, da un lato, taglienti e duri,  dall’altro irriverenti e autocritici. Autocritica che incomincia in apertura dell’album con Gimmie Some Good Times in cui Lou fa una parodia di se stesso insultando con voce irriverente l’altro Reed che intona le strofe iniziali di Sweet Jane. La prima traccia è un rock acido pieno di energia, quasi “scanzonato” in cui la voce di Lou, meravigliosamente tremolante e malata, coinvolge all’indefferenza per ogni frustazione e alla ricerca di un piacere esistenziale contestualizzato nell’istante in cui si sta vivendo (“dammi, dammi, dammi un pò di divertimento…dammi, dammi, dammi un pò di dolore…non importa quanto tu sia brutta…sai che per me è tutto uguale“).

Si prosegue con Dirt, scandita da una linea di basso occlusiva e da una batteria minimale e decisa, in cui Reed scaglia tutta la sua rabbia sul suo ex produttore Steve Katz (“sei solo spazzatura…spazzatura d’alto borgo…sei solo schifosa spazzatura d’alto borgo…vali quanto un nulla…spazzatura di classe“).

Ed ecco l’incommensurabile Street Hassle, una delle canzoni più incisive dell’intera carriera solista di Reed, un capolavoro che da solo vale un intero disco. La canzone è divisa in tre parti (Walzing Matilda, Street Hassle, Slip Away) in cui l’arragiamento basato sempre sulle stesse note si ripete attraversando dapprima un contesto orchestrale, poi chitarre acustiche, bassi rock ed infine la preghira in lacrime di Slip Away.

Con questa canzone Lou conlude il ciclo (iniziato con  Coney Island Baby) delle canzoni ispirate alla passionale relazione che ebbe con il travestito Rachel, scrivendo una storia molto intensa con frasi brevi, le quali vengono recitate in un canto/parlato.

In Walzing Matilda (si tratta di un epiteto con cui vengono chiamati i “viaggiatori vagabondi” in Australia) si fa riferimento ad una ragazza molto brutta che incontra un ragazzo bellissimo in un bar e lo paga per fare del sesso con lei (“lei prese quattro banconote da venti…chiunque è regina per un giorno”…”lei se ne venne nei Jeans mentre lui raccoglieva i soldi sotto il bancone del bar”…”e poi shala-la-la lui entrò lentamente in lei…fece l’amore con lei così delicatamente che fu come se non fosse mai venuta prima…nessuno dei due si pentì di nulla“).

Nella parte centrale (Street HassleLou assume il ruolo del cinico osservatore delle strade di New York consigliando, visto che ormai non c’è più niente da fare e che quindi è meglio evitare guai con la polizia, ad un raggazzo di lasciare la sua ragazza morta di overdose in mezzo alla strada facendo finta che si tratti di un investimento anonimo (“ma quando una diventa così blu è una verità universale che quella puttanella non fotterà mai più…quando arriva la mattina non sarà altro che un altro caso di investimento anonimo...).

A questo punto vi è uno dei molti gioielli di Street Hassle e cioè il contributo inaspettato di Bruce Springsteen che trovandosi nello stesso studio di incisione fu invitato da Reed ha cantare un piccolo passaggio molto intenso inserito verso la fine della canzone (“ecco una vera canzone …una canzone che non ammetterebbe neanche a se stessa che le sanguina nel cuore…è una canzone su cui molta gente geme, è una canzone dolorosa con un sacco di verità tristi e la vita è piena di canzoni tristi“).

Infine, la disperata conclusione di Slip Away in cui Lou canta con un’intensità straordinaria e compassionevole la perdita dell’amore, apparendo indifeso, vulnerabile e ferito in modo indescrivibile (“L’amore se n’è andato via e qui non c’è più nessuno e non c’è rimasto altro da dire ma, oh, se non quanto lui mi manca, baby  ah, baby, andiamo baby, perché non scompari?  L’amore se n’è andato e mi ha portato via gli anelli dalle dita e non c’è rimasto altro da dire ma oh, quanto ne ho bisogno, baby dai baby, ho bisogno di te, baby per favore non scomparire ho bisogno del tuo amore così tanto, babe per favore non scomparire“).

Il proseguio del disco riguarda la parte live che inizia con l’irriverente I Wanna Be Black, in cui Lou, in un sound “ovviamente black” fatto di basso, del piano di Michael Fonfara, di fiati e coriste, da un saggio del suo umorismo ebraico dichiarando di desiderare di essere un uomo di colore per gli innumerevoli “vantaggi” che derivano da una tale “condizione” (“Vorrei essere nero, essere una Pantera, avere la ragazza che si chiama Samantha e una riserva di puttane fighissime… e poi avere il cazzo grande Oh, non voglio più essere un fottuto studente borghese vorrei proprio avere una riserva di puttane fighissime Sì, sì vorrei essere nero“).

Si continua con scatenata Real Good Time Together, che è sicuramente la canzone più sperimentale e “velvet” di Reed, caratterizzata da un ritmo crescente e coinvolgente (fantastici i cori ed i fiati nel finale) che accompagna l’esplicito messaggio del brano (“Ci divertiremo tanto insieme ci diverteremo tanto insieme balleremo e faremo l’amore e grideremo insieme oh, baby, per piacere ci divertiremo tanto insieme Nah, nah, nah, nah, nah...”).

Rock ancora caratterizzato dal sax di Marty Fogel e dal piano di Fonfara, in Shoting Star con cui si incastra perfettamente la successiva Leave Me Alone in cui Reed chiede a di essere lasciato in pace, solo nel suo travaglio emotivo, fortunatamente per noi fonte inesauribile di arte e musica (“Tutti proveranno a dirti cosa fare e non lasciare mai mai mai  mai che si dica che è vero

Lasciatemi, lasciatemi, lasciatemi lasciatemi, lasciatemi solo”).

L’ultimo messaggio è ancora per Rachel, un disincatato e leggero Wait prima di prendere una decisione definitiva sulla loro relazione (“aspetta, so che non dovrei, ma aspetta so che si sta facendo tardi e che chi si ferma è perduto ma davvero vorrei che aspettassi anche se questa passione potrebbe diminuire e metterti in un altro stato che ti farà vedere tutto questocome uno sbaglio oh babe, credo davvero che dovresti aspettare“); una canzone che stempera le tensioni di un disco sconvolgente che si chiude perfettamente con l’applauso del pubblico che seguì Reed nei concerti tedeschi da cui incominciò a prendere forma Street Hassle.

Street Hassle, pubblicato nel febbraio del 1978, è l’album più ambizioso di Lou Reed da Berlin, crudo, vibrante, teso, malato e incommensurabilmente meraviglioso…un urlo senza compromessi pieno di disgusto autodistruttivo e di veleno mortale che si è trasformato in uno degli album più importanti della fine degli anni settanta.

Anno 1978

Brani

  1. Gimmie Some Good Times
  2. Dirt
  3. Street Hassle
  4. I Wanna Be Black
  5. Real Good Time Together
  6. Shooting Star
  7. Leave Me Alone
  8. Wait

Casa discografica Arista Records

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