Jeff Buckley: Grace

buckleyL’album pubblicato nel 1994 dal figlio d’arte del grande Tim è la testimonianza di quanto il ragazzo avrebbe potuto esprimere se la sua vita non si fosse interrotta tragicamente nelle acque del Mississippi la notte del 29 maggio 1997.

Il disco è l’unica uscita discografica in studio di Jeff, se si esclude il postumo “Sketches (My Sweetheart The Drunk)”, pubblicato dopo la sua scomparsa.

I brani sono un intreccio di emozioni, rabbia, dolore e grinta, a partire dalla traccia di apertura “Mojo pin” e il suo urlo d’amore soffocato (Don’t wanna weep for you / don’t wanna know / I’m blind and tortured, the white horses flow).

Nella title-track Jeff sembra avere una funesta visione di ciò che lo avrebbe portato via qualche anno dopo (Well it’s my time coming, i’m not afraid to die / … / My time has come).

Le altre canzoni non sono da meno, dall’amore perduto di “Last goodbye” alle paure che si materializzano nella chitarra distorta nel mezzo di “So real”, dal malinconico sapore orientaleggiante di “Dream brother” alla rabbia che esplode in “Eternal Life” (Racist everyman, what have you done / Man, you’ve made a killer of your unborn son).

Il momento più toccante dell’album è rappresentato da “Lover, you should’ve come over”, struggente ballata ispirata da un amore che non c’è più, tanto semplice quanto intensa (It’s never over / she’s the tear that hangs inside my soul forever).

Sono presenti anche tre cover: le delicatissime “Lilac wine” di James Shelton (originariamente cantata da Elkie Brooks ma la versione qui presente è chiaramente ispirata a quella portata in scena da Nina Simone) e “Corpus Christi Carol” di Benjamin Britten, oltre ad “Hallelujah” di Leonard Cohen, che Buckley interpreta magistralmente accompagnato solo dalla chitarra di Micheal Tighe.

E’ incredibile quanto un artista possa diventare importante con solo un album alle spalle e lo è ancora di più il fatto che “Grace” sia uscito pochi mesi dopo la scomparsa di Kurt Cobain (Nirvana), un altro musicista che ha segnato (nel bene e nel male) un preciso periodo musicale.

Anche per lui, come successo per Cobain, il destino sembra sadicamente aver preso spunto dalle sue canzoni riservandogli una fine tanto prematura quanto rimpianta.

 

Tracklist:
01. Mojo pin
02. Grace
03. Last goodbye
04. Lilac wine
05. So real
06. Hallelujah
07. Lover, you should’ve come over
08. Corpus Christi Carol
09. Eternal life
10. Dream Brother

Etichetta: Columbia / Sony
Anno: 1994
Sito internet: http://www.jeffbuckley.com/

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