Hyris Corp. Ltd. – l’album di debutto – 14 strumentali tra progressive, post-rock, math-rock e soundtrack music.

Copertina HyrisDal 1 luglio 2016 in CD e digitale da Seahorse Recordings – distribuzione Audioglobe, un lavoro entusiasmante per chi ha gusti che vanno dal prog rock al prog metal….. E che le sonorità siano con tutti voi

Il debutto del polistrumentista italiano Bljak Randalls (pseudonimo di Dario Stoppa), si presenta con questa produzione, Hyris Corp. Ltd., fondata su emozioni e matematiche. Un lavoro complesso e stratificato, concepito in solitudine e poi sviluppato con la produzione artistica di Paolo Messere (Seahorse Recordings, Blessed Child Opera) e con la partecipazione di Matteo Anelli alla batteria.

I brani, nati in oltre dieci anni a Venezia, non fanno del disco un concept album, ma un’anellarsi di musiche legatei da un lavoro di ricerca che parte da una matrice prog/rock e prog/metal , ma che procede per sottrazione, per creare  strutture che si avvicinino maggiormente alla forma canzone.

I riferimenti musicali, filosofici e artistici sono molteplici, e sono così spiegati Dario: “Il mio legame con la matematica ha a che fare con una matematica “personale” (concetto che potrebbe suonare assurdo). Come in ogni sistema chiuso che obbedisce alle proprie regole, il mio sistema è costituito da una matematica che ovviamente si deve per forza basare sul quella ufficiale, ma che si è sviluppata ed ha sviluppato un insieme di regole del tutto personali, attribuendo ai numeri e alle funzioni delle valenze quasi esoteriche e spirituali.”

I brani assumono poi colori e toni da soundtrack music, episodi come negli archi di“American Tears” in cui rivivono le immagini dell’assassinio di Kennedy filmate da Zapruder o ancora in “Towers Farther” dove, citando l’autore “Ogni strumento musicale si trova ad una certa frequenza e velocità di scorrimento rispetto ad un altro, generando fra di essi “livelli” di parallasse. E ogni micro-struttura, veloce, è incorporata da una macro-struttura  (suonata da un altro strumento) che con uno scorrimento più lento richiama comunque il mood della prima, e viceversa”.

Non mancano poi riferimenti al Progressive nella sua accezione più evoluta e tecnologica, da King Crimson a Dream Theater, passando per il background metal del musicista italiano, in quella che è una ricerca musicale (ed estetica) che cerca di staccarsi dalle influenze dei media, “Ho lanciato la tv dalla finestra giù nella calle nel 2002, ed anche in questo caso ho chiuso i ponti con i media ordinari. Ne consegue che l’influenza della città in cui vivo, Venezia, è notevole in questo album, essendo che la vita vera era vissuta lì, sul campo, anzi “in campo”.

E veniamo ora a questo lavoro, raccontato dallo stesso autore, traccia per traccia

I – SHE WATCHES THE RAIN

Un brano che parla di donne alla finestra in un giorno di pioggia. Le chitarre creano nuvole nere e le tastiere sono gocce di pioggia, mentre lei guarda, pensierosa. Il basso entra con amarezza e stordimento e il solo finale, disperato, vede la nostra protagonista in procinto di distruggere le cose che ha intorno, forse perché quello che stava aspettando non è mai arrivato. Un synth in chiusura ci teletrasporta in un lampo da questa dimensione quotidiana al 1963, con il brano successivo.

II – AMERICAN TEARS

Questo è un semplice esercizio classico , violino, viola , violoncello.

Nel primo blocco il tema è l’assassinio di John Kennedy da filmato Zapruder, molto vintage. Nel secondo blocco vedo le lacrime, la disperazione degli Americani per la tragedia. Ho scelto di inserirla in seconda posizione in omaggio ad “Eleanor Rigby” di ”Revolver” dei Beatles, uscito nell’estate del 1966 giusto 50 anni prima.

III – TOWERS FARTHER

Il pianoforte in meno di 5 secondi viene attaccato da qualsiasi fonte sonora disturbante da ogni dove nello spettro stereo. Si odono navi partire, cani abbaiare, e questa chitarra elettrica che si incendia per attrito. I fiati sono i voli delle aquile testimoni dell’incombenza. Infine, l’esplosione.

 I suoni si fanno più artefatti, perché questo brano è una cristallizzazione e rappresenta una dimensione Cardine, al di fuori del tempo. E’ la morale , che vale per ogni dove e quando. Nel punto in cui il solo di chitarra scheggia rapido vi è un ponte con la dimensione del solo di “The Powers That Were”, il brano di chiusura. Sono due Cardini affini, fondamentali e in quell’istante, con forme diverse, in entrambi avverrà l’evento del blackout spaziotemporale.

IV – ONE MILLION TIMES

Questa è una dimensione sicuramente futura rispetto alla nostra, ma neanche di molti anni… una dimensione metropolitana di quell’esistenza, con questi umanoidi che salgono sui mezzi di trasporto avanzati, il tutto ad alta velocità. L’intermezzo onirico è l’essere seduti su queste carrozze e sognare un momento dell’infanzia spensierata, o un dove che non c’è.

V – THAMES ’66

Questo brano non narra della dimensione corrispondente al 1966 ma al 2066, dunque siamo 50 anni in avanti rispetto al nostro tempo. Nel brano, landscape acquatico, il pianoforte suona una melodia che si perde in bizzarre evoluzioni dentro ad un fiume di chitarre suonate in tapping. A creare la colla ci sono tracce di chitarra backwards, personalizzate a seconda dei giri armonici. E’ Londra tra 50’anni , con questa cappa di apparente imperturbabilità nell’aria.

VI – MARIANNE

E’ una canzone per una bimba che non è mai nata, ed il dolore ma anche la forza d’animo della propria madre.

Mi sono ispirato alle opere per pianoforte di Brahms, e Matteo Anelli ha contribuito con una batteria jazzy in certi frangenti ma solenne e aperta dove serviva. L’effettistica che accompagna il brano è formidabile e crea una tensione “spooky”, che non poteva mancare in un pezzo così. Un complimento a Paolo Messere per il lavoro svolto in fase di produzione.

VII – PLASTERS INC.

Posizionata in seguito a Marianne per creare un risveglio violento, c’è “Plasters Inc.”, un brano rock/metal d’avanguardia con algoritmi a virgola mobile, cambi di tempo, bassi e chitarre cyberpunk.

“Plasters Inc.”, in un futuro remoto rispetto a noi, è una società infima che si occupa della devitalizzazione degli esseri viventi. Nel brano si avverte l’odore di laboratorio e il rumore delle seghe al plutonio, e nell’inciso centrale di piano c’è tutta la pietà per questa situazione disumana, ma poi il laboratorio non si ferma mai e il brano termina con qualcuno che è riuscito a scappare dalla factory, magari un uomo trasformato parzialmente in solo di chitarra che se la batte a gambe !

VIII – OCEAN / ONE , IX – A DANCER OF SUMMER , X – CIELO BLU

Questi 3 brani consecutivi appartengono ad una collana di capitoli infiniti e indefiniti che rappresenta tutto ciò che è in potenza nel Futuro e nell’Universo. La narrazione è NON lineare ed esiste con delle modalità che una certa mente potrebbe definire “random”, mentre un’altra potrebbe considerare frutto di un disegno ben preciso. Qui abbiamo solo 3 capitoli, ma la collana è incalcolabile e non può essere completata. L’arco spaziotemporale coperto va dal futuro remoto di una dimensione prossima a quella di “Plasters Inc.” (“Ocean / One”), a una cristallizzazione di un’epoca molto indietro nel tempo, forse anche primitiva, dove si vive una fase aurea di equilibrio dell’esistenza. (“Cielo Blu”).

Quello che connette questi 3 capitoli è il moto retrogrado all’ascolto, che da una dimensione futura, nel primo brano, cammina a ritroso indietro nelle ere e si trova a vivere, trionfante, sotto un “Cielo” forse troppo “Blu”.

XI – TERRA ENIGMA

“Terra Enigma” è virtualmente un brano “classico” suonato in teatri o sale da ballo appartenenti a dimensioni future e distanti. Un “classico”, ma tra 1000 anni.

Fonde una sezione ritmica valzer, con una chitarra distorta death-prog (non estrema ma calibrata), con un’orchestra hollywoodiana dove le basse frequenze , specialmente nell’intro , si arrampicano come edere infami in cima castello della tua integrità. L’intro di chitarra ritmica poi ha un che di western ed insieme alla sezione ritmica porta avanti il pezzo inesorabile verso la Morte, dando una connotazione jazz e brillante al tutto. Scritta in memoria del mio amico Denis e del chitarrista dei “Death” Chuck Schuldiner, è senza dubbio il momento più drammatico dell’album.

XII – LANA

Lana è la protagonista femminile di “Conan, Il Ragazzo Del Futuro”  anime del 1978 diretto da Hayao Miyazaki e basato sul romanzo “The Incredible Tide” di Alexander Key, 1970. Ambientato nel Luglio del 2028, fu un popolarissimo cartone della mia gioventù. Questo pezzo gravita attorno al concetto dell’amore romantico tra Conan e Lana, secondo cui Conan sa di essere lo schiavo d’amore di Lana, e lei sa di essere la sua padrona e di poterlo indurre teneramente a far qualsiasi cosa. Io trovo tutto ciò molto interessante, dunque l’obiettivo era quello di catturare questo tipo di dinamiche. Ovviamente Conan esegue tutto premurosamente per Lana, e questa credo sia una cosa molto, molto bella.

Qui la chitarra acustica, in posizione piuttosto dominante, rappresenta la spensieratezza dell’essere bimbi nel vivere questo sentimento di dedizione.

XIII – Funny Bunny

Immaginatevi la sagra di un paese dove trovi cibi artigianali, vini preziosi, e la band di liscio che non sgarra mai, o quasi… Non occorre spiegare o andare in dimensioni future, è già qui ed ora.

0 / XIV – The Powers That Were

Come le sorelle “Towers Farther” e “Terra Enigma”, “TPTW” fa parte di un ambito dove la matematica assume una pesante importanza formale e strutturale. L’impianto del pezzo è di 25 / 8, suddivisi in misure di 6 + 5 + 5 + 9. Un basso pneumatico domina il pezzo con condotta implacabile, e su esso si stagliano chitarre elettriche, organi, synths, ed il solo che nel picco della velocità, sfocia in un mare di arpeggi senza fine. Perché in quell’attimo viene staccato il fusibile dal Dispositivo Spaziotemporale, causando chissà quali danni … oppure no? Sta di fatto che niente sarà più come prima.

 

 

 

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