Syndone: Eros & Thanatos… il Cantico dei Cantici ed oltre

FAD021__B__l-pack3vMelodia, groove, atmosfere cangianti si fondono su una struttura musicale che si presenta meticolosamente composta…è così che si presenta questa band torinese giunta alla produzione del suo sesto disco.

Se il principio alla base dei Syndone sin dalla loro nascita è andare sempre oltre, con Eros & Thanatos il gruppo di Torino è andato ben al di là di quell’oltre. Basta ascoltare una sola volta questa loro ultima produzione per rendersene conto.

Il percorso musicale proposto con questo Eros & Thanatos, che si ispira al Cantico dei Cantici, è un viaggio dell’essere umano tra le tensioni, le passioni e le emozioni, un qualcosa di intensamente affascinante che ci richiama anche all’odierna realtà. Quando questi elementi si fondono con la scienza, la ricerca, l’etnomusicologia, la storia di territori violentati da millenni di guerre di religione, il cocktail diventa letale così come lo è la musica di questa band che ti giunge all’orecchio e ti fa, sin da subito, apprezzare il loro sound.

L’uso dell’orchestra d’archi poi, apre nuovi percorsi a potenti sonorità che diventano immediatamente interessanti. Inoltre l’uso dell’arabo e dell’ebraico nel cantato di alcuni pezzi sottolineano che la genesi del disco sta proprio in quel Cantico dei Cantici di cui accennavamo prima.

E non è assolutamente fuori da ogni logica anche l’intervento chitarristico di Steve Hackett e del flauto di Ray Thomas il primo presente su Cielo e fuoco, il secondo ne L’urlo.

Abili nell’unire la continuità stilistica con il perfezionamento e l’aggiunta di elementi nuovi, i Syndone di Eros & Thanatos hanno qualcosa in più rispetto alle precedenti produzioni,  e questo “qualcosa in più” si può chiamare tranquillamente “unità di stile” , compattezza, omogeneità sia di insieme che di forma.

Ad innalzare la qualità di questa ultima produzione, i nostri piemontesi hanno dalla loro la presenza di un certo Ray Thomas, cantante e flautista dei leggendari Moody Blues ed di un indiscusso Steve Hackett che arriva con il suono della sua chitarra elettrica, strumento questo inserito per la prima volta in un disco dei Syndone.

L’idea tematica alla base di Eros & Thanatos  trae spunto dalla lettura appassionata del Cantico dei Cantici (ebraico shir hasshirìm), libro contenuto nella bibbia ebraica (tanakh) e cristiana, una tematica che sposa l’interpretazione del poeta, filosofo, scrittore, giornalista e drammaturgo Guido Ceronetti, torinese come loro.

E si spiegano bene, all’interno della consequenzialità dei pezzi, le riletture del Cantico dei Cantici che fanno risalire il testo antico ad una raccolta di canti tradizionali della Siria, praticati nell’antichità durante le cerimonie nuziali.

L’incontro casuale, un anno fa, con il testo sacro e le sue riletture ha la fortuna di aprire una porta segreta sulla riflessione tra i concetti di Amore e Morte, appunto Eros & Thanatos. Il tuffo in quel mare di passione, di gioia e dolore fa “contaminare le mani” con qualcosa di puro e, andando a fondo, ci porta ad osservare le fratture di una terra attraversata nei secoli da fiumi di conoscenza e sofferenza.

Nonostante però questi filosofici riferimenti, l’album è scevro da qualsiasi ideologia e la musica scivola sapientemente in ogni contesto della narrazione.

Melodie ben congegnate, groove, atmosfere mutevoli si fondono su una struttura musicale che si presenta meticolosamente composta. Lo stile di questa band, ottima a mio avviso, è il perfetto assemblaggio di tutti i componenti chiamati davvero, come non succede spesso, a giocare il proprio ruolo nella ovvia unitarietà del sound espresso. Come dire due più due fa quattro, e la matematica non è un’opinione.

E così, come nel Cantico non c’è una successione logica o temporale, anche tra i brani di Eros & Thanatos avviene come nei sogni dove non esiste (a volte) una relazione, e l’intercorrenza del tempo tra la prima e l’ultima traccia, è allo stesso momento inizio e fine di un confronto tra l’autore e un indefinito interlocutore. Ed è così che tra questi due ipotetici ma filosofici punti si trovano le parole del Cantico, riproposte in ebraico, così come quei riferimenti a poesie del medio oriente, una lode alla purezza delle tensioni umane, alla loro disarmante sincerità, una sorta di preghiera laica, un’accusa a chi tutto questo piega con violenza per il bene di pochi.

Contrariamente a quanto si potrebbe pensare, l’album rivela sin dalle prime note un approccio al progressive assolutamente avanguardistico. I suoni, a partire dal primo brano emergono puliti, con gli strumenti che hanno tutti un ruolo ben preciso.

Quello che piace parecchio di questo sesto album dei Syndone è quella sorta di “leggerezza prog” che lo pervade anche nei passaggi più reconditi, una sottigliezza che impedisce a qualsiasi sorta di cupezza di impadronirsi di un lavoro che, considerato il tema trattato, si presterebbe eccome ad atmosfere pesanti ed oppressive.

Proprio da questi solchi fioriscono quei poeti come Faraj Bayrakdar e Mahmud Darwish, che con le parole sul dramma della prigionia e dell’esilio diventano fonte di ulteriore ispirazione per le liriche che insieme al Cantico (nella rilettura di Guido Ceronetti), hanno alimentato il fuoco generatore dell’album.

“Tra le pieghe del tempo, sotto una coltre cieca di giochi di potere, la terra dell’acqua che brucia nasconde la cosa più pura, pura e incoerente come i sogni che generano sogni”. E’ questo di sicuro l’epitaffio di tutto questo sesto impegno della band torinese.

Il lavoro, composto da undici tracce per un durata complessiva di cinquanta minuti di progrock, esce per la Fanding Records che già due anni fa aveva pubblicato anche il loro quinto Odysséas.

 

Syndone:

Nik Comoglio – all keyboards/pipe organ/orchestration

Riccardo Ruggeri – vocal/backing vocals/vocoder/12 string ac.guitar/lyrics

Marta Caldara – vibraphone/piano, mellotron

Gigi Rivetti – piano, hammond, moog, electric piano, clavinet

Maurino Dellacqua – bass/fretless/taurus bass

Martino Malacrida – drums/percussions

 

Special Guests:

Ray Thomas: flute in L’urlo nelle ossa

Steve Hackett: electric guitar in Cielo di fuoco

 

Also featuring:

Tony De Gruttola: acoustic guitars

Pino Russo: classic guitar/oud

Puntorec String Orchestra

Conductor: Fabio Gurian

Per acquistare l’album: AltrOck

Per maggiori info: Syndone

Ufficio stampa:  Synpress44

Ti potrebbe interessare